A Modena non si trova il 50,8% di personale specializzato. Da una ricerca di Lapam

Per il mese di aprile 2023 si stima che a fronte di 5.310 assunzioni previste a Modena e delle 3.320 previste a Reggio Emilia, rispettivamente 2.697 e 1.697 profili professionali ricercati risultano di difficile reperimento, pari al 50,8% e al 51,1%, 3,6 e 0,8 punti percentuali in più rispetto a quella di un anno fa che si attestava per la provincia di Modena al 47,2% e per la provincia di Reggio Emilia al 50,3% (nel 2019 entrambe le province erano attorno al 35%).

È quanto fotografa un’analisi del nostro ufficio studi elaborando i dati rilevati mensilmente da Unioncamere-ANPAL per il Sistema Informativo Excelsior. I numeri confermano come le imprese fatichino a trovare personale specializzato da inserire all’interno dell’attività. Gilberto Luppi, presidente della nostra associazione, ha commentato così i dati:

Una situazione da non sottovalutare per le nostre aziende che devono fare i conti una mole di lavoro che, fortunatamente, si sta riprendendo dopo gli anni della pandemia e dei rincari, ma che rischia di rimanere in stand by proprio a causa della carenza di personale.

Come illustra l’analisi del nostro ufficio studi, nel territorio modenese i lavoratori più difficili da reperire sono operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (non si trovano nell’81,2% dei casi), operai specializzati addetti alle costruzioni e mantenimento di strutture edili (71,8%) e operai addetti a macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche e prodotti minerali (71,8%). Nel territorio reggiano, invece, i lavoratori più difficili da reperire sono conduttori di veicoli a motore e a trazione animale (non si trovano nel 79,5% dei casi), tecnici della salute (69%) e meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili (59%).

Tra le cause di questo mismatch, sicuramente vi è la crisi demografica: secondo le stime, nei prossimi 30 anni la popolazione italiana in età da lavoro in Emilia-Romagna registrerà un -13,3%.

L’impatto della crisi demografica a Modena
Focalizzandoci sull’area modenese, a livello provinciale la popolazione complessivamente è aumentata in 10 anni dell’1,2%, ma la fascia 15-34enni si ferma a un +0,4%. Secondo gli ultimi dati Istat aggiornati al 2021, la quota di NEET (giovani di 15-29 anni né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione) sul totale delle persone di 15-29 anni risulta essere del 17,9% a Modena, in aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2019.

L’impatto della crisi demografica a Reggio Emilia
Per quanto riguarda Reggio Emilia, a livello provinciale la popolazione complessivamente è aumentata in 10 anni dello 0,2%, ma la fascia dei 15-34enni ha registrato un -2,1%. Secondo gli ultimi dati Istat aggiornati al 2021, la quota di NEET (giovani di 15-29 anni né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione) sul totale delle persone di 15-29 anni risulta essere del 16,4% a Reggio Emilia, in aumento di 4,2 punti percentuali rispetto al 2019.

Tra gli altri motivi del gap tra domanda e offerta di lavoro non si possono escludere l’adeguatezza del candidato che consegue al percorso scolastico e formativo svolto, la precedente esperienza lavorativa, il livello e le prospettive di evoluzione della retribuzione e della carriera in azienda, la tipologia contrattuale offerta, l’accesso a strumenti di welfare aziendale, la propensione al lavoro manuale e la flessibilità degli orari. Dopo la pandemia, inoltre, si osserva un minore appeal per lavori a elevata interazione personale o che non consentono forme di smart working.

Il focus sulle MPI di Modena
Nel 2022 le micro e piccole imprese modenesi con meno di 50 dipendenti hanno contribuito per oltre la metà (il 57,9%) alla domanda di entrate previste in provincia, pari a 44.550 unità. Sono difficili da reperire per le MPI di Modena il 46,1% delle entrate previste, quota superiore rispetto al 45,3% osservato per il totale delle imprese, ed equivalenti a 20.540 lavoratori, che rappresentano il 58,9% delle entrate giudicate difficili da trovare da parte di tutte le imprese con dipendenti. Il 26,6% delle entrate sono difficili da reperire per il ridotto numero di candidati, il 14,6% per inadeguatezza dei candidati, il 4,9% per altri motivi. Guardando al dettaglio settoriale, per le MPI modenesi i comparti con la maggiore difficoltà di reperimento sono le industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali (60,5%), le costruzioni (57,1%) e le industrie metallurgiche e prodotti in metallo (56,5%). Tra i servizi presentano una difficoltà superiore alla media i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio con un 46,3% delle entrate difficili da reperire.

Il focus sulle MPI di Reggio Emilia
Nel 2022 le micro e piccole imprese reggiane con meno di 50 dipendenti hanno contribuito per oltre la metà (il 56,3%) alla domanda di entrate previste in provincia, pari a 28.980 unità. Sono difficili da reperire per le MPI di Reggio Emilia il 45% delle entrate previste, equivalenti a 13.050 lavoratori, che rappresentano il 56,3% delle entrate giudicate difficili da trovare da parte di tutte le imprese con dipendenti. Il 25,6% delle entrate sono difficili da reperire per il ridotto numero di candidati, il 14,7% per inadeguatezza dei candidati, il 4,8% per altri motivi. Guardando al dettaglio settoriale, per le MPI di Reggio Emilia tra i comparti con la maggiore difficoltà di reperimento troviamo al primo posto le costruzioni (62,1%), seguite da servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (54,8%) e industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (52,1%).

Il presidente della nostra associazione Luppi ha concluso:

Chiediamo al Governo di intervenire: per favorire la riduzione tra la domanda e l’offerta di lavoro serve incentivare e aiutare l’imprenditore ad assumere. Sgravi fiscali, contributi, aiuti: sono solo alcune delle misure che da Palazzo Chigi ci aspettiamo per sostenere le micro, piccole e medie imprese che hanno dimostrato di voler continuare a crescere e a essere un simbolo della cultura del lavoro sul territorio.

Sulla scrittura come professione

“Come posso diventare uno scrittore professionista?”. E’ la domanda che tanti scrittori, esperti nell’uso delle parole, continuano a farsi in cento modi diversi. Ma si può vivere di scrittura? Ne parliamo con Elisa Guidelli, in arte Eliselle, scrittrice e giornalista.

Eliselle, scrittrice poliedrica di successo. Come nasce la tua passione per la scrittura? Parlaci delle influenze letterarie che hai avuto, degli scrittori che ami.

La passione per la scrittura nasce da quella per la lettura. Fin da piccola i miei genitori mi hanno trasmesso l’amore per i libri e le storie, leggendomi e permettendomi di leggere moltissimo e spaziando tra diversi generi. Ho cominciato con l’epica e la mitologia, da molto piccola, e poi sono passata ai romanzi d’avventura e a quelli storici man mano che crescevo. Ricordo che ero una delle poche a scuola ad apprezzare Manzoni e Verga. Tutt’ora se trovo un libro che mi appassiona, dimentico di mangiare per leggerlo.

In qualunque veste ci si voglia accostare al mondo editoriale – scrittori, lettori o professionisti del settore – se ne rimane affascinati anche se la realtà può rivelarsi più complicata. Quale idea ti sei fatta di questo mondo?

È un mondo chiuso, spesso elitario, e so di dire cose che non ci si aspetta da una persona che ha pubblicato più di venti libri, ma è questa la realtà per quanto mi riguarda. Agli inizi ho fatto molta fatica, facendo tutto da sola: ho cercato editori senza avere agenti, ho girato fiere dell’editoria e fatto telefonate in prima persona, ho cercato riviste e antologie in cui potessi in qualche modo mettermi alla prova. Alle volte, nel mio percorso, mi sono sentita chiedere se avessi avuto un pedigree adeguato o un curriculum di un certo tipo, che non pareva mai abbastanza giusto o adeguato al campo. Ho cominciato nel 2003 a muovere i primi passi in questo mondo, e ad oggi, dopo vent’anni, mi sento ancora “al di fuori” e ancora “in fase gavetta”.

Non basta saper scrivere per essere scrittore. Cosa serve per te? Come sono nati i tuoi personaggi di maggior successo?

Serve costanza, determinazione, spirito di sacrificio e di abnegazione. Non esistono domeniche, non esistono ferie, non esistono serate di relax né con gli amici quando hai un romanzo da concludere o una consegna da effettuare. Se sei dentro una storia, non ne puoi uscire finché non hai messo il punto alla sua fine, pena saltare, rimandare e rischiare di non finirla mai: lo dico con cognizione di causa perché al momento, ho ripreso in mano uno storico che ho cominciato nel 2016 e ogni volta che riprendo in mano, devo riporre per altre urgenze, e tutte le volte è difficilissimo rientrare nel “mood”. I miei personaggi nascono da suggestioni, letture, intuizioni ma soprattutto passione: Matilda (di Canossa) non sarebbe mai nata senza il mio trasporto verso questo grande personaggio della storia.

Molti scrittori professionisti considerano la scrittura come strumento terapeutico e di conoscenza di se stessi. Lo è anche per te? Quali sono i personaggi dei tuoi libri più introspettivi?

La mia scrittura nasce da un’esigenza personale: ho iniziato per riflettere sui miei errori, guarire traumi e dispiaceri, riparare torti subiti, liberarmi di lutti e sofferenze, e l’ho fatto d’istinto, senza sapere che avesse anche questa funzione. L’ho capito solo col tempo che dava ottimi risultati in questo senso. Ho cominciato a scrivere da giovanissima, e sono arrivata a uscire dal guscio con molta timidezza, molta calma: lo pseudonimo Eliselle nasce proprio dal fatto che sentivo la necessità di schermarmi e non far sapere a nessuno che ero proprio io a scrivere e a firmare racconti e romanzi. Poi, col tempo, ho superato questo scoglio, ma è stata dura. Cerco di scrivere di personaggi il più possibile tridimensionali: nei miei noir di certo sono molto introspettivi, ma anche nelle commedie cerco di dargli uno spessore, facendo sorridere.

Si dice che le grandi opere, artistiche o letterarie, nascono da grandi emozioni, positive o negative. Quali libri ti hanno emozionato e quali emozioni associ ai tuoi personaggi che ami di più?

Con “Il colore della nebbia” ho sofferto coi protagonisti e li ho accompagnati nel loro percorso di sofferenza, complice un periodo duro che stavo vivendo. Attraverso di loro ho dato sfogo anche al mio personale disagio, e scrivere quel noir è stato molto terapeutico. Con “Il romanzo di Matilda” ho patito insieme alla protagonista, con cui sento da sempre una forte connessione: prima studiandola a lungo, poi cercando di ricostruire la “mia” Matilde di Canossa, ho attraversato con lei le tempeste della vita e delle sue fasi, e per questo le sono e le sarò sempre molto grata.

Tre anni vissuti in emergenza hanno condotto alcune persone a riappropriarsi del tempo e di un rinnovato rapporto con se stessi: reinventarsi, riflettere, fare il bilancio per poter, forse, operare una trasformazione (che è anche l’essenza della visione artistica e letteraria). Recentemente hai confessato sui social di vivere, in questo periodo, una fase di cambiamento. Come stai gestendo questo processo?

Con mille dubbi, come sempre, perché lasciare un lavoro “fisso” per fare qualcosa di artistico, soprattutto qui in Italia, è un salto nel buio non da poco. Non ci sono reti di sicurezza, sei da solo e quel che è peggio, alle volte vieni considerato una sorta di bohemienne o perditempo che può permettersi di non lavorare per vivere: non hanno rispetto oppure non sanno o non capiscono che la scrittura è un lavoro come un altro, con la sola differenza che non si fanno “orari d’ufficio” e l’aggravante che, come già ho detto, non c’è spesso la possibilità di dire “bene, ora mi fermo e mi prendo le ferie come tutti gli altri”. Ho sempre fatto e continuo a portare avanti attività collaterali, come l’organizzazione di eventi letterari, ad esempio, e comunque tengo sempre aperte le orecchie nel caso ci sia la possibilità di dedicarmi a qualche lavoro part-time flessibile o stagionale interessante: al momento, però, solo scrittura, senza aspettative, e vediamo che succede.

Molti aspiranti scrittori debuttano nel mondo della scrittura attraverso il web grazie, anche, allo strumento del self publishing. Cosa ne pensi? Si tratta di un’occasione da cogliere o di un restringimento delle opportunità rispetto ai canali tradizionali (case editrici)?

Anche io ho “debuttato” sul web attraverso quelli che all’epoca erano forum o portali di racconti, per mettermi alla prova, partecipare a concorsi e riviste online, e credo che se non fossi sbarcata nel lontano ’99 in rete non sarei arrivata pubblicare così giovane: mi ha permesso di informarmi in autonomia su un mondo che vedevo lontano, difficile, a numero chiuso, e mi ha dato la possibilità di studiarne i meccanismi, le regole e le esigenze. Sul self-publishing posso solo dire che in misura minore era un fenomeno noto già allora, ma all’epoca non l’ho sentito mio, e sento di aver fatto bene sia a me stessa sia al mio percorso: misurarsi con dei no è molto utile per migliorarsi, soprattutto all’inizio, e a me è servito moltissimo anche per temprarmi, sono lezioni che non si dimenticano più. Il self-publishing lo trovo però utile quando voglio regalare qualcosa ai lettori: l’ho fatto con antologie o collaborazioni che ho donato come regalo di Natale sugli store online.

Sei scrittrice ma anche giornalista, formatrice e insegnante. Come il tuo lavoro influenza la tua visione del mondo quando scrivi e viceversa? Cosa ti lega alle storie dei tuoi racconti?

Giornalista lo sono diventata tardi, e al momento è una professione che tengo in standby: gli articoli che scrivo infatti sono pochi, e soprattutto per diletto, e le rassegne per quotidiani e radio online che curo sono collaborazioni che porto avanti pro bono perché mi appassionano moltissimo i libri. Coi ragazzi invece faccio bellissimi incontri a scuola, sia online sia in presenza, e devo dire che mi insegnano tanto: avere a che fare con loro direttamente, mi permette di ascoltare le loro versioni, le loro storie e le loro visioni dei libri che leggono, o i loro desideri sulle azioni di determinati personaggi che ne modificano i percorsi, ed è molto interessante avere anche la loro visione, perché mi avvicina di più alle mie storie e in qualche modo me le spiega. Sono molto affezionata ai miei personaggi, ma avere qualcuno che li “legge” in un modo che non ti aspettavi, me li fa scoprire con occhi nuovi e apprezzare di più.

Voglio immaginarti nel momento in cui scrivi. Cosa fai durante il tuo processo di scrittura? Leggi, rileggi, correggi? Sei maniaca perfezionista alla Flaubert o temperi matite come Simenon?

Mi metto a testa bassa e scrivo, qualche ora e poi mi fermo. Dopodiché stacco, pausa e ricomincio. Il giorno dopo, rileggo quel che ho scritto, lo correggo e vado avanti con i capitoli nuovi: in questo modo riesco a darmi un ritmo e a non uscire dalla storia, a mantenermi sul pezzo e sui personaggi emotivamente e mentalmente. È un’immersione, e ho bisogno di rimanerci il più a lungo possibile, senza dimenticare di riemergere di tanto in tanto a prendere aria.

Un altro tuo interesse è la ricerca storica, come per i romanzi incentrati su Matilde di Canossa e Judith Shakespeare.

Sono una storica e lo rimarrò per sempre. Persino le modalità rimangono tali, anche se la mia storia è ambientata nel contemporaneo: raccolgo fonti, faccio interviste, mi faccio un quadro il più possibile completo dell’argomento e poi parto a scrivere. Certo mi aiuta essere appassionata di Storia tout court e amo spaziare dal Medioevo al Rinascimento al Tardo Antico, perché sono sempre affamata di novità e non riesco a scrivere sempre della stessa cosa: è uno svantaggio, da una parte, mi rendo conto, perché “specializzarsi” su un periodo o un argomento specifico ti permette di creare una sorta di “catena di montaggio” delle storie e di avere sempre uno sfondo storico già “pronto all’uso” per i tuoi personaggi. Ma mi annoio, e ci sono tante storie da raccontare: faccio più fatica ma almeno ogni volta è come partire da zero con mille nuovi meravigliosi stimoli.

Di cosa ti stai occupando ora, e quali sono i tuoi progetti?

Ora sto riprendendo in mano per la quarta volta un romanzo che in questi anni di lavorazione ho dovuto interrompere più volte per scriverne altri. Poi ho un romanzo per ragazzi che mi gira in testa, e per cui ho già fatto una buona parte di ricerca, vediamo se e dove mi porterà.

Avviato il primo progetto di apprendistato duale in collaborazione con aziende del Distretto Ceramico

Nel cuore del distretto ceramico è stato avviato il primo percorso IFTS in apprendistato per la formazione di Tecnico del prodotto e del processo ceramico, in collaborazione con l’Istituto Superiore Elsa Morante di Sassuolo, l’Istituto IPSIA Corni di Modena, Università degli studi di Bologna, ISTEC e Bi-rex.
Il progetto, ideato e sviluppato dalla filiale Adecco del Distretto ceramico di Sassuolo insieme ad aziende del comprensorio che hanno condiviso il valore dello stesso, quali Iris Ceramica Group, Ceramiche Mariner Spa, Keradom Srl e Labo-cer srl, nasce da una reale esigenza delle imprese locali ed ha lo scopo di formare le figure professionali del futuro per un primario settore del territorio, che muove ormai da tempo in direzione di una fortissima evoluzione tecnologica.

Il progetto di “Specializzazione tecnica superiore” (IFTS) in apprendistato duale nel distretto ceramico insieme ad Adecco Formazione Srl, società del gruppo accreditata presso la Regione Emilia Romagna, all’Istituto Elsa Morante di Sassuolo, all’Istituto Corni di Modena e all’Università di Bologna, ha costruito un percorso altamente formativo rivolto a giovani under 25 che conseguiranno il Diploma di Tecnico del prodotto e del processo ceramico.

Dopo un primo periodo di formazione intensiva in aula iniziato a settembre 2022 con docenza altamente specializzata che ha visto, fra l’altro, la partecipazione di Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici (ISTEC) e il Competence Center Bi-REX, a gennaio 2023 i ragazzi selezionati, futuri tecnici specializzati del comprensorio ceramico, hanno iniziato un percorso di work-based learning strutturato e retribuito attraverso un contratto di apprendistato duale, con una formazione on the job in azienda che li vedrà coinvolti fino a settembre 2023.

La domanda di ceramica italiana, infatti, proviene da tutti i Paesi del mondo e anche il mercato nazionale è tornato a crescere dopo vent’anni. Nel 2021 il settore ceramico ha registrato in Italia vendite per 459 milioni di m2 ed esportazioni per 367 milioni di m2, rispettivamente il 12% e il 13% in più rispetto al 2019. Le piastrelle di ceramica, prodotto di punta del settore, hanno raggiunto un fatturato di 5,13 miliardi di euro, derivante per 4,5 miliardi dalle attività di export. Tra il 2021 e il 2025 il mercato mondiale del settore sembra destinato a crescere ad un tasso medio annuo del 5%

“Siamo estremamente orgogliosi di dare il via al primo progetto IFTS del Distretto Ceramico. È un percorso che abbiamo immaginato a lungo e a cui abbiamo lavorato tanto, insieme ai colleghi di Adecco Formazione, del nostro dipartimento Staffing Solutions, delle aziende e di tutti Partner tecnico- scientifici, mettendo in pratica molteplici attività mirate a far dialogare il mondo dell’istruzione con quello dell’impresa. Siamo certi che questa tipologia di percorsi basati sul mix tra formazione e lavoro work-based learning, oltre a garantire ai giovani un’occupazione stabile, rappresenti per loro un’importante offerta formativa, predisponendo al contempo un vivaio di futuri talenti per le aziende”.

DIGITAL SMART WOMEN – Lo sviluppo in digitale del lavoro delle donne

PERCORSI FORMATIVI:

Big Data & Business Analytics: dalla gestione e organizzazione dati alla creazione di report | 32 ore | Livello base | Sedi: Reggio Emilia e Ferrara

Excel per l’analisi dei dati aziendali | 32 ore | Liv. intermedio | Sedi: Reggio Emilia, Ferrara e Modena

Business Intelligence e Power BI | 32 ore | Livello avanzato | Sede: Ferrara

Lavoratrice 4.0 le competenze digitali per la collaborazione online | 16 ore | Livello base | Sedi: Reggio Emilia e Ferrara

Comunicazione digitale e web marketing | 32 ore | Livello intermedio | Sede: Modena

Grafica digitale e design | 32 ore | Livello intermedio | Sede: Modena

Coding con Python: base | 32 ore | Livello base | Sedi: Reggio Emilia e Ferrara

Coding con Python: avanzato | 32 ore | Livello avanzato | Sede: Ferrara

Cybersecurity and data protection | 32 ore | Livello avanzato | Sedi: Reggio Emilia, Ferrara e Modena

BIM – Building Information Modelling | 32 ore | Livello intermedio | Sede: Reggio Emilia

Problem solving, digital PM, agile e leadership | 32 ore | Liv. avanzato | Sedi: Reggio Emilia e Modena

PERIODO e N° PARTECIPANTI
La formazione si terrà da marzo a settembre 2023. Minimo 6 partecipanti per ogni corso.

ATTESTATO DI FREQUENZA

DESTINATARI E REQUISITI DI ACCESSO
Utenti di sesso femminile, occupate o non occupate, residenti o domiciliate in Emilia Romagna in data antecedente all’iscrizione, che abbiano assolto l’obbligo di istruzione.

Per i corsi di livello base, le partecipanti dovranno avere una buona comprensione dell’italiano.

Per i corsi di livello intermedio, le partecipanti dovranno inoltre dimostrare una competenza di base sui temi del progetto formativo e conoscenze di base in ambito informatico.

Per i corsi di livello avanzato, le partecipanti dovranno inoltre dimostrare una competenza di base sui temi del progetto formativo e conoscenze di medio livello in ambito informatico.

CRITERI DI SELEZIONE
La procedura di ammissione al percorso prevede una verifica dei requisiti formali, un colloquio motivazionale, e una prova scritta che verterà sulla verifica delle conoscenze in accesso.

CREDITI
Per eventuale rilascio di crediti formativi a fronte della partecipazione a uno o più corsi, le partecipanti interessate potranno fare richiesta direttamente all’ordine professionale di appartenenza.

SEDE
Presso le province indicate accanto a ogni corso e/o in modalità e-learning.

ISCRIZIONI
Compila la scheda di preiscrizione

Costo Gratuito

Accademia di Moda Luciano Di Nardo: aiutare le persone a scoprire il proprio talento

Il Metodo formativo dell’Accademia di Monda Luciano di Nardo è innovativo e si ispira alla cultura finlandese che Luciano Di Nardo in persona ha appreso durante i suoi lunghi anni di formazione artistica. Formatore a 360°, oltre a far acquisire competenze tecniche ci tiene a far emergere nei suoi allievi le social skills, molto richieste in questo settore lavorativo.
L’Accademia di Moda Luciano Di Nardo aiuta i talenti ad acquisire un’inedita consapevolezza delle proprie risorse creative. Il talento è insito in ognuno di noi: è ciò che ribadisce continuamente Luciano di Nardo. Persona sensibile e artista multitasking, conduce seminari e workshop anche all’estero. È stato persino selezionato da AMI come il migliore tra gli otto più grandi Formatori Internazionali. Instancabile educatore e formatore, in questa intervista esclusiva ci rivela quanto “insegnare” sia per lui è una vera e propria “missione di vita”.

Luciano di Nardo, un passato da perito chimico, ha sviluppato la sua carriera intorno al mondo della moda, maturando una formazione artistica personale e da autodidatta. L’idea di fondare questa rinomata Accademia di Moda a Milano è nata dalla volontà di mettere a disposizione degli altri le sue capacità artistiche e le conoscenze in un settore in continua evoluzione. Ha cominciato a costruire la sua carriera lavorando nei grandi brand per apprendere la parte tecnica e poi giungere a collaborare con istituti di formazione del settore, a Milano. Qui ha creato una accademia finalizzata a diffonderee un metodo innovativo e che permette, ad oggi, di aprire le strade della professione al 99% degli iscritti all’accademia. Il metodo formativo e professionale deriva dalla cultura finlandese che, a differenza delle metodologie didattiche adottate nelle scuole italiane, si basa sulla mono-materia che permette di collegare in modo interattivo le materie creando uno spazio di incubazione unico di conoscenze, molte delle quali trasversali e ambite nel mondo della moda.
“Nel mondo della moda le figure professionali più richieste oggi sono le figure tecniche – spiega Luciano Di Nardo -. Sono selezionate circa 47.000 figure di quelli che chiamano “modellisti” (noi non li chiamiamo così!). Oggi sono richieste figure multitasking, risorse specializzate che sappiano occuparsi di stile, gestione dei costi, progettazione, controllo di qualità, persone che nell’azienda possono essere utilizzate in vari dipartimenti. Le skills per lavorare nel mondo della moda sono fondamentali. Le aziende di moda sono un insieme di laboratori artigianali. Il sistema è industriale ma il prodotto è creato da artigiani. Bisogna avere capacità di analisi, problem solving, capacità gestionali. In particolare il collegamento della nostra accademia con il mondo aziendale è importante. I nostri percorsi sono aggiornati in funzione delle esigenze delle aziende presenti nel settore moda che periodicamente vengono da noi a ricercare e selezionare il personale specializzato. E poi il talento, come lo intendo io. Il talento è l’insieme delle risorse interiori che ci appartengono sin dalla nascita. Nel momento in cui si nasce il talento viene spesso oscurato dai rapporti sbagliati e dai contesti non giusti. Noi aiutiamo a far emergere questo talento. Noi aiutiamo le persone a riscoprire se stesse. Purtroppo il mondo della formazione è popolato da numerosi squali che vogliono solo speculare e fare del business sui percorsi formativi dei giovani”. Tanti i progetti dell’Accademia. ” Stiamo ampliando la proposta formativa integrandola con l’apprendimento delle lingue straniere, non sono l’inglese ma anche il cinese. Una cultura internazionale apre numerso porte in questo settore”.

Nuti è Ambasciatore Pasticcere dell’Eccellenza Italiana Apei

Nuovo riconoscimento per Dario Nuti, che da diversi anni ricopre la carica di Executive Pastry Chef del Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel con la responsabilità della pasticceria del Ristorante Uliveto, del Tiepolo Terrace, del Pool Bar, del Room Service e dei grandi ricevimenti che si svolgono nel lussuoso albergo della Capitale.

Nel corso di un evento promosso da Cast Alimenti, tenutosi a Brescia, Dario Nuti è entrato ufficialmente a far parte di quel gruppo di eccellenze della pasticceria che, sotto l’egida e la direzione di Iginio Massari, si impegnano nella formazione, la diffusione e la promozione della cultura dolciaria.

Con la nomina di ambasciatore, Nuti entra nel ristretto gruppo di professionisti del mondo del dolce che rappresentano al meglio le eccellenze italiane del settore.

L’ingresso nell’associazione, avvenuto a seguito del superamento della selezione necessaria per far parte del sodalizio, rappresenta per Nuti un nuovo traguardo che lo porta a promuovere l’eccellenza del dolce in Italia e a contribuire al suo sviluppo e alla formazione di nuovi talenti. “Questo traguardo rappresenta per me un punto di partenza” ha detto Dario Nuti aggiungendo: “Il maestro Iginio Massari è un faro per noi tutti, ed essere entrato a far parte di questo prestigiosissimo gruppo di professionisti da lui guidato mi conferisce nuovi stimoli e nuova energia. La ricerca nel campo della pasticceria e il sostegno dei nuovi talenti sono da sempre al centro del mio lavoro, e grazie a questa nomina continuerò a perseguirli con rinnovato entusiasmo.” L’A.P.E.I. (Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza Italiana) è l’associazione professionale che mette insieme pasticceri, cioccolatieri e gelatieri, accogliendo al suo interno solo le migliori professionalità e le eccellenze più esclusive della pasticceria e del mondo del dolce per affrontare le sfide del futuro precorrendo i gusti, le tecniche e l’estetica del nuovo orizzonte.

Fonte Ansa

Presentate monete eccellenze italiane dedicate ad Armani

Sono dedicate alla maison Giorgio Armani – celebrata come eccellenza e icona dello stile italiano nel mondo – alcune delle nuove monete della collezione numismatica della Repubblica Italiana 2023, emessa dal Mef e coniata dalla Zecca dello Stato, presentata ieri nella Sala Ciampi del Ministero delle Economie e delle Finanze.

Tra le novità inserite nel catalogo 2023, le monete – che comprendono una moneta da 50 euro in oro e un trittico di monete da 5 euro in argento “Eccellenze Italiane – Giorgio Armani”.

Sulle monete sono riportati il logo della maison, un’immagine di palazzo Orsini, alcuni schizzi di abiti. La Collezione celebra ogni anno, attraverso l’emissione di monete dedicate, i principali eventi e le ricorrenze nazionali, i grandi nomi, le bellezze dell’arte e della letteratura e le eccellenze del Made in Italy.

Fonte Ansa

Eccellenze del design italiano a Dakar

Due belle storie del design italiano in Senegal sono state presentate ieri all’Istituto Italiano di Cultura di Dakar in occasione dell’Italian Design Day 2023, nel corso di un evento organizzato dall’Ambasciata d’Italia alla presenza di rappresentanti istituzionali, creativi, giornalisti e imprenditori italiani e senegalesi.

Abdou Salam Gaye, direttore di M’Afrique, società senegalese del gruppo italiano Moroso, ha raccontato la sua esperienza di collaborazione con la casa madre sin dal 2007 nel settore del design dell’interno.
Attraverso M’Afrique, la maison Moroso realizza ogni anno a Dakar migliaia di pezzi di arredamento ideati in partenariato con i migliori designer italiani e internazionali, che vengono poi distribuiti a livello globale.

Romano Brussolo ha in seguito presentato la sua società Doge, che progetta soluzioni di design d’interni d’eccellenza combinando tecnologie avanzate con l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Dal 2019 Brussolo ed il socio Alessandro Bebi portano in Senegal il meglio del Made in Italy, che raccoglie crescente apprezzamento presso la selezionata clientela di grandi imprenditori senegalesi.

“Esperienze di successo come queste rafforzano i ponti tra l’Italia e il Senegal e mettono in risalto i talenti, la creatività di artigiani e designer dei nostri due paesi, oltre ad offrire nuove opportunità d’impresa per i giovani” è stato il messaggio dell’Ambasciatore d’Italia a Dakar, Giovanni Umberto De Vito.

Sono numerosi gli architetti e creativi italiani che scelgono con successo il Senegal per sviluppare progetti imprenditoriali, contribuendo ad esportare il bello e ben fatto italiano nel mondo. Le storie di Doge e M’Afrique sono portatrici di questo concetto di qualità e di una presenza italiana sempre attenta a raccogliere le opportunità di un Paese giovane e dinamico come il Senegal, con la capitale Dakar molto aperta sull’internazionale.

Una produzione artistica a pieno titolo che preserva la sua identità mantenendosi al contempo recettiva verso nuove collaborazioni con l’expertise locale. Innovazione, sostenibilità e inclusione sociale sono del resto alla base della candidatura di Roma all’Esposizione Universale 2030, il cui video di presentazione ha aperto la serata.

Fonte Ansa

Responsabilità sociale e Sostenibilità: gli Atenei spingono e le Academy aziendali si espandono. Cresce la necessità di competenze trasversali

Le competenze trasversali nelle aree responsabilità sociale e sostenibilità saranno indispensabili nel mondo del lavoro, per lo sviluppo sostenibile delle imprese e del Paese. È questo il messaggio emerso in occasione della XX edizione del Premio Socialis,il più longevo riconoscimento per le migliori tesi di laurea italiane su CSR e sviluppo sostenibile, svoltasi all’Ara Pacis di Roma con la partecipazione di Saipem, MSD Italia e Sogei e con il patrocinio tra gli altri del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Roma Capitale, Confcommercio, Sustainability Makers, ASVIS, Rai per il Sociale, Anima impresa, Assifero e Anima per il Sociale.

Le indagini presentate dall’Osservatorio Socialis, hanno evidenziato una crescita di corsi universitari a tema sustainability distribuiti in sempre più numerosi dipartimenti (oltre 800 in 70 atenei italiani) e fotografato 120 Academy aziendali come ancora orientate alla formazione prettamente tecnica, ma attente a costruire uno scenario dove le competenze trasversali sulle tematiche ESG saranno sempre più richieste. Il tutto all’interno di un altro dato che ha fissato a 2 miliardi e 160 milioni di euro gli investimenti delle aziende negli ambiti economico, sociale e ambientale segnando un +20% rispetto al 2020, nonostante la crisi pandemica (10° Rapporto CSR dell’Osservatorio Socialis).

Dal Talk intitolato “La sostenibilità in pratica: visioni, modelli e strumenti” cui hanno partecipato tra gli altri Nicola De Michelis, Unione Europea, Unità Crescita intelligente e Sostenibile, Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato MSD Italia, Anna Scafuri, Responsabile Funzione Responsabilità Sociale Corporate SOGEI, Loretana Cortis, Communication and Sustainability Director SAIPEM, Simone Vellucci, DG unità di Missione PNRR, Ministero Imprese e Made in Italy, M. Benedetta Francesconi, Direttore Generale Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica, Marcella Mallen, Presidente ASVIS, le conferme di un nuovo cambio di passo necessario per incentivare le sinergie tra università, imprese, istituzioni e non profit, soprattutto in vista dell’arrivo di nuove direttive europee che estenderanno l’obbligo di rendicontare informazioni non finanziarie anche a numerose PMI.

“Per continuare a crescere oggi è indispensabile promuovere competenze integrate – ha detto Roberto Orsi, Direttore dell’Osservatorio Socialis -. Aziende, istituzioni, università e sociale sono d’accordo:bisogna imparare a lavorare ispirandosi nella responsabilità sociale ai criteri ESG, condividere una nuova cultura più inclusiva, attenta all’ambiente e alle diversità, ingaggiare il personale, ascoltare gli stakeholder e soprattutto pianificare e misurare gli impatti ottenuti”.

Alla XX edizione del Premio Socialis hanno partecipato lavori provenienti per il 38% dal Centro Italia, per il 41% dal Nord, per il 21% dal Sud e Isole. Economia è la facoltà più rappresentata (36% delle tesi candidate), ma seguono a poca distanza Ingegneria, Architettura e STEM (28%), Scienze politiche e Discipline Umanistiche (22%), Giurisprudenza (7%)e Altre Discipline (7%).

L’INDAGINE SUGLI ATENEI

Secondo l’indagine “Atenei, CSR e Sostenibilità” presentata dall’Osservatorio Socialis, Università pubbliche e private hanno compreso a pieno che la formazione in tutti gli ambiti della sostenibilità delle nuove generazioni sarà imprescindibile e sempre più richiesta dal mondo del lavoro.

L’indagine cataloga oltre 800 insegnamenti e corsi presenti nei programmi di circa 70 Atenei italiani. Di questi 424 corsi/insegnamenti vengono erogati negli atenei del Nord, 178 al Centro, 211 al Sud e Isole.

LE MACRO-AREE DISCIPLINARI

L’indagine dell’Osservatorio Socialis suddivide gli insegnamenti in 4 macro-aree disciplinari, dalle quali è emersa un’incidenza significativa dell’area ingegneristico-scientifico-ambientale (50%), seguita dall’area economica (36%). Minore è l’incidenza nel campione delle Facoltà e dei Dipartimenti riconducibili all’area socio-politica (10%) e umanistica (4%), anche se oggi maggiormente attenzionata a seguito del periodo di crisi pandemica.

LE AREE TEMATICHE

11 aree tematiche sono state definite dall’Osservatorio Socialis per suddividere e catalogare l’offerta formativa degli insegnamenti. Dall’indagine è emerso che: il 24% degli insegnamenti mappati attiene all’ecologia e alla gestione sostenibile di processi e produzioni, il 19% alla sostenibilità, il 16% ad economia e ambiente e alla green economy, l’8% alle politiche sociali e welfare, il 7% alla CSR, il 7% all’edilizia sostenibile, il 5% alle biologie sostenibili, il 4% alla rendicontazione sociale, il 3% all’innovazione sociale, il 2% al diversity management e l’1% alla finanza etica.

LE ACADEMY AZIENDALI

Se è vero che sul territorio italiano sono cresciute negli anni oltre 120 Academy Aziendali – messe in campo da aziende tradizionalmente avvezze ad avere una propria scuola di formazione, generalmente grandi e/o molto grandi, principalmente attive nei settori Energia e Servizi, Materiali per Edilizia e Design, Software, Tecnologia e Robotica, Bancario e Finanziario, Moda, Agroalimentare e GDO -è anche vero che nella maggior parte di questi centri non sembra ancora farsi strada una formazione specifica e trasversale guidata dalla necessità di fornire a tutti i dipendenti gli stimoli e le competenze per rendere lo sviluppo del business e la pratica quotidiana in linea con i criteri ESG (Environmental, Social &Governance), coinvolgendo in egual misura tutte le funzioni aziendali.

Sostanzialmente attive sulle tematiche formative di Up-Skilling,le Academy svolgono un ruolo di engagement dei dipendenti negli ambiti Leadership & Management, Digital Transition& Digital Skills, Comunicazione e Marketing, Gestione delle Risorse Umane, distribuendo il monte ore a disposizione a seconda di un piano di sviluppo dell’azienda che anche grazie all’arrivo delle nuove norme europee in materia di dichiarazioni non finanziarie dovrà essere certamente aggiornato, con l’obiettivo di creare un solido anello di congiunzione con le nuove competenze richieste.

Un quadro generale che indica chiaramente un gap da colmare che attivi maggiori sinergie tra imprese, università, istituzioni e sociale per ispirarsi ad una visione allargata e condivisa, ad una nuova cultura che faccia propri i temi della responsabilità sociale e dello sviluppo sostenibile.

L’ACADEMY DELL’OSSERVATORIO SOCIALIS

Le tesi di laurea vincitrici della 20a edizione del Premio Socialis, dimostrano quanto il percorso verso la responsabilità sociale e la sostenibilità richieda uno sforzo importante e soprattutto una visione che consideri di pari importanza gli aspetti economici, sociali e ambientali delle attività imprenditoriali.

È la molla che ha spinto l’Osservatorio Socialis, forte delle convenzioni attive con le Università di Udine, Chieti e Pescara, Roma Sapienza e Tor Vergata, Milano Bicocca e Napoli Parthenope, a dar vita ad un HUB formativo ricco di risorse professionali che personalizza gli interventi solo a seguito di un checkup diversificato per funzione aziendale, integrato da un benchmark di settore e da analisi di fattibilità.

La prima opportunità è già a calendario sul portale dell’Università di Udine con il titolo di “ESG Training Program”: 80 ore di formazione teorica e pratica (lezioni in presenza e online il venerdì e il sabato) per fornire ad imprese e manager del Friuli Venezia Giulia i modelli e gli strumenti per rendere lo sviluppo del business più competitivo e sostenibile.

L’Osservatorio Socialis opera da 20 anni come media specializzato, polo culturale organizzatore di indagini, talk, eventi, corsi di perfezionamento e formazione. Raccoglie e registra best practice insieme al proprio network costituito da università, imprese, organizzazioni non-profit e istituzioni. Costruisce media overview, reportage, bilanci sociali, report di sostenibilità e benchmark.

La formazione nel digital marketing: perché è essenziale

Con la crescente importanza delle attività di marketing online, le aziende stanno cercando sempre più professionisti capaci di sfruttare efficacemente la tecnologia per raggiungere i loro obiettivi di marketing e di vendita.E’ fondamentale che gli imprenditori sviluppino le proprie competenze e conoscenze in questo settore per rimanere al passo con le innovazioni e le opportunità offerte dal mondo digitale.

La formazione nel digital marketing fornisce le conoscenze e le competenze necessarie per pianificare, implementare e valutare campagne di marketing online di successo, sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Inoltre, la formazione continua in questo settore è essenziale per restare al passo con le rapide evoluzioni del mondo digitale.

L’online marketing è diventato fondamentale per chi fa l’imprenditore in un mondo sempre più digitale. La capacità di raggiungere un pubblico globale attraverso i canali di marketing online, come i social media, i motori di ricerca e le e-mail, è ora un elemento critico del successo aziendale. La pianificazione e l’implementazione di una strategia di marketing digitale ben strutturata possono aiutare le aziende a raggiungere nuovi clienti, a fidelizzare i clienti esistenti e a aumentare le vendite.

Inoltre, l’online marketing permette ai proprietari di imprese di monitorare e analizzare costantemente i dati per ottenere informazioni preziose sulle performance delle campagne e sui comportamenti dei clienti, che possono quindi essere utilizzate per continuare a migliorare e ottimizzare la loro presenza online.

Modelli di business nell’online marketing: i vantaggi delle affiliazioni
Lavorare come imprenditori sfruttando l’online marketing non si traduce necessariamente nella vendita di servizi e prodotti propri.

Negli ultimi anni, l’affiliate marketing è diventato uno dei modelli di business più popolari nel mondo dell’online marketing. Questo modello di business si basa sulla creazione di partnership tra aziende e affiliati che promuovono i prodotti o i servizi dell’azienda in cambio di una commissione sulle vendite generate.

L’affiliate marketing è attraente per molte aziende perché permette di raggiungere un pubblico più ampio e di sfruttare la rete di affiliati per aumentare le vendite. D’altra parte, gli affiliati possono guadagnare denaro promuovendo i prodotti e i servizi che ritengono più utili per il loro pubblico, senza dover investire in un’azienda o in un prodotto.

Nonostante la “semplicità” del modello di business, diventare un affermato affiliate marketer richiede molto impegno e conoscenza. Gli affiliati devono essere in grado di creare una presenza online solida, attirare il pubblico giusto e promuovere prodotti o servizi in modo efficace. Inoltre, è importante che gli affiliati comprendano il funzionamento delle piattaforme di affiliate marketing, le regole e le best practice per evitare eventuali violazioni delle politiche.

La formazione nel digital marketing, incluso l’affiliate marketing, può aiutare gli aspiranti affiliati a comprendere le dinamiche del marketing digitale e a sviluppare le competenze necessarie per diventare affiliati di successo.

Ad esempio, la formazione può insegnare come sviluppare una presenza online, come attrarre traffico qualificato, come promuovere i prodotti in modo efficace e come utilizzare le piattaforme di affiliate marketing in modo professionale.

Fare business online non è affatto semplice, soprattutto nel mondo ultra-competitivo di oggi. Per questo motivo, investire in formazione, è un imperativo per tutti, dagli imprenditori, fino agli studenti che si approcciano al mondo del web come strumento di crescita professionale.

In conclusione, i prossimi trend dell’online marketing includeranno l’aumento dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e della Realtà Aumentata per personalizzare l’esperienza degli utenti. Inoltre, l’uso di chatbot e di assistenti virtuali per fornire supporto ai clienti continuerà a crescere.

La pubblicità basata sulla localizzazione e sulla geolocalizzazione diventerà sempre più importante per raggiungere i clienti nel momento giusto e nel luogo giusto. Infine, il content marketing e la creazione di contenuti di valore per il pubblico continueranno a essere fondamentali per costruire relazioni di lunga durata con i clienti e per fidelizzarli. Tenersi al passo con i tempi nella formazione, studiando i nuovi trend e strumenti, diventerà dunque sempre più importante.