Presentate monete eccellenze italiane dedicate ad Armani

Sono dedicate alla maison Giorgio Armani – celebrata come eccellenza e icona dello stile italiano nel mondo – alcune delle nuove monete della collezione numismatica della Repubblica Italiana 2023, emessa dal Mef e coniata dalla Zecca dello Stato, presentata ieri nella Sala Ciampi del Ministero delle Economie e delle Finanze.

Tra le novità inserite nel catalogo 2023, le monete – che comprendono una moneta da 50 euro in oro e un trittico di monete da 5 euro in argento “Eccellenze Italiane – Giorgio Armani”.

Sulle monete sono riportati il logo della maison, un’immagine di palazzo Orsini, alcuni schizzi di abiti. La Collezione celebra ogni anno, attraverso l’emissione di monete dedicate, i principali eventi e le ricorrenze nazionali, i grandi nomi, le bellezze dell’arte e della letteratura e le eccellenze del Made in Italy.

Fonte Ansa

Eccellenze del design italiano a Dakar

Due belle storie del design italiano in Senegal sono state presentate ieri all’Istituto Italiano di Cultura di Dakar in occasione dell’Italian Design Day 2023, nel corso di un evento organizzato dall’Ambasciata d’Italia alla presenza di rappresentanti istituzionali, creativi, giornalisti e imprenditori italiani e senegalesi.

Abdou Salam Gaye, direttore di M’Afrique, società senegalese del gruppo italiano Moroso, ha raccontato la sua esperienza di collaborazione con la casa madre sin dal 2007 nel settore del design dell’interno.
Attraverso M’Afrique, la maison Moroso realizza ogni anno a Dakar migliaia di pezzi di arredamento ideati in partenariato con i migliori designer italiani e internazionali, che vengono poi distribuiti a livello globale.

Romano Brussolo ha in seguito presentato la sua società Doge, che progetta soluzioni di design d’interni d’eccellenza combinando tecnologie avanzate con l’attenzione alla sostenibilità ambientale. Dal 2019 Brussolo ed il socio Alessandro Bebi portano in Senegal il meglio del Made in Italy, che raccoglie crescente apprezzamento presso la selezionata clientela di grandi imprenditori senegalesi.

“Esperienze di successo come queste rafforzano i ponti tra l’Italia e il Senegal e mettono in risalto i talenti, la creatività di artigiani e designer dei nostri due paesi, oltre ad offrire nuove opportunità d’impresa per i giovani” è stato il messaggio dell’Ambasciatore d’Italia a Dakar, Giovanni Umberto De Vito.

Sono numerosi gli architetti e creativi italiani che scelgono con successo il Senegal per sviluppare progetti imprenditoriali, contribuendo ad esportare il bello e ben fatto italiano nel mondo. Le storie di Doge e M’Afrique sono portatrici di questo concetto di qualità e di una presenza italiana sempre attenta a raccogliere le opportunità di un Paese giovane e dinamico come il Senegal, con la capitale Dakar molto aperta sull’internazionale.

Una produzione artistica a pieno titolo che preserva la sua identità mantenendosi al contempo recettiva verso nuove collaborazioni con l’expertise locale. Innovazione, sostenibilità e inclusione sociale sono del resto alla base della candidatura di Roma all’Esposizione Universale 2030, il cui video di presentazione ha aperto la serata.

Fonte Ansa

Responsabilità sociale e Sostenibilità: gli Atenei spingono e le Academy aziendali si espandono. Cresce la necessità di competenze trasversali

Le competenze trasversali nelle aree responsabilità sociale e sostenibilità saranno indispensabili nel mondo del lavoro, per lo sviluppo sostenibile delle imprese e del Paese. È questo il messaggio emerso in occasione della XX edizione del Premio Socialis,il più longevo riconoscimento per le migliori tesi di laurea italiane su CSR e sviluppo sostenibile, svoltasi all’Ara Pacis di Roma con la partecipazione di Saipem, MSD Italia e Sogei e con il patrocinio tra gli altri del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Roma Capitale, Confcommercio, Sustainability Makers, ASVIS, Rai per il Sociale, Anima impresa, Assifero e Anima per il Sociale.

Le indagini presentate dall’Osservatorio Socialis, hanno evidenziato una crescita di corsi universitari a tema sustainability distribuiti in sempre più numerosi dipartimenti (oltre 800 in 70 atenei italiani) e fotografato 120 Academy aziendali come ancora orientate alla formazione prettamente tecnica, ma attente a costruire uno scenario dove le competenze trasversali sulle tematiche ESG saranno sempre più richieste. Il tutto all’interno di un altro dato che ha fissato a 2 miliardi e 160 milioni di euro gli investimenti delle aziende negli ambiti economico, sociale e ambientale segnando un +20% rispetto al 2020, nonostante la crisi pandemica (10° Rapporto CSR dell’Osservatorio Socialis).

Dal Talk intitolato “La sostenibilità in pratica: visioni, modelli e strumenti” cui hanno partecipato tra gli altri Nicola De Michelis, Unione Europea, Unità Crescita intelligente e Sostenibile, Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato MSD Italia, Anna Scafuri, Responsabile Funzione Responsabilità Sociale Corporate SOGEI, Loretana Cortis, Communication and Sustainability Director SAIPEM, Simone Vellucci, DG unità di Missione PNRR, Ministero Imprese e Made in Italy, M. Benedetta Francesconi, Direttore Generale Ministero Ambiente e Sicurezza Energetica, Marcella Mallen, Presidente ASVIS, le conferme di un nuovo cambio di passo necessario per incentivare le sinergie tra università, imprese, istituzioni e non profit, soprattutto in vista dell’arrivo di nuove direttive europee che estenderanno l’obbligo di rendicontare informazioni non finanziarie anche a numerose PMI.

“Per continuare a crescere oggi è indispensabile promuovere competenze integrate – ha detto Roberto Orsi, Direttore dell’Osservatorio Socialis -. Aziende, istituzioni, università e sociale sono d’accordo:bisogna imparare a lavorare ispirandosi nella responsabilità sociale ai criteri ESG, condividere una nuova cultura più inclusiva, attenta all’ambiente e alle diversità, ingaggiare il personale, ascoltare gli stakeholder e soprattutto pianificare e misurare gli impatti ottenuti”.

Alla XX edizione del Premio Socialis hanno partecipato lavori provenienti per il 38% dal Centro Italia, per il 41% dal Nord, per il 21% dal Sud e Isole. Economia è la facoltà più rappresentata (36% delle tesi candidate), ma seguono a poca distanza Ingegneria, Architettura e STEM (28%), Scienze politiche e Discipline Umanistiche (22%), Giurisprudenza (7%)e Altre Discipline (7%).

L’INDAGINE SUGLI ATENEI

Secondo l’indagine “Atenei, CSR e Sostenibilità” presentata dall’Osservatorio Socialis, Università pubbliche e private hanno compreso a pieno che la formazione in tutti gli ambiti della sostenibilità delle nuove generazioni sarà imprescindibile e sempre più richiesta dal mondo del lavoro.

L’indagine cataloga oltre 800 insegnamenti e corsi presenti nei programmi di circa 70 Atenei italiani. Di questi 424 corsi/insegnamenti vengono erogati negli atenei del Nord, 178 al Centro, 211 al Sud e Isole.

LE MACRO-AREE DISCIPLINARI

L’indagine dell’Osservatorio Socialis suddivide gli insegnamenti in 4 macro-aree disciplinari, dalle quali è emersa un’incidenza significativa dell’area ingegneristico-scientifico-ambientale (50%), seguita dall’area economica (36%). Minore è l’incidenza nel campione delle Facoltà e dei Dipartimenti riconducibili all’area socio-politica (10%) e umanistica (4%), anche se oggi maggiormente attenzionata a seguito del periodo di crisi pandemica.

LE AREE TEMATICHE

11 aree tematiche sono state definite dall’Osservatorio Socialis per suddividere e catalogare l’offerta formativa degli insegnamenti. Dall’indagine è emerso che: il 24% degli insegnamenti mappati attiene all’ecologia e alla gestione sostenibile di processi e produzioni, il 19% alla sostenibilità, il 16% ad economia e ambiente e alla green economy, l’8% alle politiche sociali e welfare, il 7% alla CSR, il 7% all’edilizia sostenibile, il 5% alle biologie sostenibili, il 4% alla rendicontazione sociale, il 3% all’innovazione sociale, il 2% al diversity management e l’1% alla finanza etica.

LE ACADEMY AZIENDALI

Se è vero che sul territorio italiano sono cresciute negli anni oltre 120 Academy Aziendali – messe in campo da aziende tradizionalmente avvezze ad avere una propria scuola di formazione, generalmente grandi e/o molto grandi, principalmente attive nei settori Energia e Servizi, Materiali per Edilizia e Design, Software, Tecnologia e Robotica, Bancario e Finanziario, Moda, Agroalimentare e GDO -è anche vero che nella maggior parte di questi centri non sembra ancora farsi strada una formazione specifica e trasversale guidata dalla necessità di fornire a tutti i dipendenti gli stimoli e le competenze per rendere lo sviluppo del business e la pratica quotidiana in linea con i criteri ESG (Environmental, Social &Governance), coinvolgendo in egual misura tutte le funzioni aziendali.

Sostanzialmente attive sulle tematiche formative di Up-Skilling,le Academy svolgono un ruolo di engagement dei dipendenti negli ambiti Leadership & Management, Digital Transition& Digital Skills, Comunicazione e Marketing, Gestione delle Risorse Umane, distribuendo il monte ore a disposizione a seconda di un piano di sviluppo dell’azienda che anche grazie all’arrivo delle nuove norme europee in materia di dichiarazioni non finanziarie dovrà essere certamente aggiornato, con l’obiettivo di creare un solido anello di congiunzione con le nuove competenze richieste.

Un quadro generale che indica chiaramente un gap da colmare che attivi maggiori sinergie tra imprese, università, istituzioni e sociale per ispirarsi ad una visione allargata e condivisa, ad una nuova cultura che faccia propri i temi della responsabilità sociale e dello sviluppo sostenibile.

L’ACADEMY DELL’OSSERVATORIO SOCIALIS

Le tesi di laurea vincitrici della 20a edizione del Premio Socialis, dimostrano quanto il percorso verso la responsabilità sociale e la sostenibilità richieda uno sforzo importante e soprattutto una visione che consideri di pari importanza gli aspetti economici, sociali e ambientali delle attività imprenditoriali.

È la molla che ha spinto l’Osservatorio Socialis, forte delle convenzioni attive con le Università di Udine, Chieti e Pescara, Roma Sapienza e Tor Vergata, Milano Bicocca e Napoli Parthenope, a dar vita ad un HUB formativo ricco di risorse professionali che personalizza gli interventi solo a seguito di un checkup diversificato per funzione aziendale, integrato da un benchmark di settore e da analisi di fattibilità.

La prima opportunità è già a calendario sul portale dell’Università di Udine con il titolo di “ESG Training Program”: 80 ore di formazione teorica e pratica (lezioni in presenza e online il venerdì e il sabato) per fornire ad imprese e manager del Friuli Venezia Giulia i modelli e gli strumenti per rendere lo sviluppo del business più competitivo e sostenibile.

L’Osservatorio Socialis opera da 20 anni come media specializzato, polo culturale organizzatore di indagini, talk, eventi, corsi di perfezionamento e formazione. Raccoglie e registra best practice insieme al proprio network costituito da università, imprese, organizzazioni non-profit e istituzioni. Costruisce media overview, reportage, bilanci sociali, report di sostenibilità e benchmark.

La formazione nel digital marketing: perché è essenziale

Con la crescente importanza delle attività di marketing online, le aziende stanno cercando sempre più professionisti capaci di sfruttare efficacemente la tecnologia per raggiungere i loro obiettivi di marketing e di vendita.E’ fondamentale che gli imprenditori sviluppino le proprie competenze e conoscenze in questo settore per rimanere al passo con le innovazioni e le opportunità offerte dal mondo digitale.

La formazione nel digital marketing fornisce le conoscenze e le competenze necessarie per pianificare, implementare e valutare campagne di marketing online di successo, sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Inoltre, la formazione continua in questo settore è essenziale per restare al passo con le rapide evoluzioni del mondo digitale.

L’online marketing è diventato fondamentale per chi fa l’imprenditore in un mondo sempre più digitale. La capacità di raggiungere un pubblico globale attraverso i canali di marketing online, come i social media, i motori di ricerca e le e-mail, è ora un elemento critico del successo aziendale. La pianificazione e l’implementazione di una strategia di marketing digitale ben strutturata possono aiutare le aziende a raggiungere nuovi clienti, a fidelizzare i clienti esistenti e a aumentare le vendite.

Inoltre, l’online marketing permette ai proprietari di imprese di monitorare e analizzare costantemente i dati per ottenere informazioni preziose sulle performance delle campagne e sui comportamenti dei clienti, che possono quindi essere utilizzate per continuare a migliorare e ottimizzare la loro presenza online.

Modelli di business nell’online marketing: i vantaggi delle affiliazioni
Lavorare come imprenditori sfruttando l’online marketing non si traduce necessariamente nella vendita di servizi e prodotti propri.

Negli ultimi anni, l’affiliate marketing è diventato uno dei modelli di business più popolari nel mondo dell’online marketing. Questo modello di business si basa sulla creazione di partnership tra aziende e affiliati che promuovono i prodotti o i servizi dell’azienda in cambio di una commissione sulle vendite generate.

L’affiliate marketing è attraente per molte aziende perché permette di raggiungere un pubblico più ampio e di sfruttare la rete di affiliati per aumentare le vendite. D’altra parte, gli affiliati possono guadagnare denaro promuovendo i prodotti e i servizi che ritengono più utili per il loro pubblico, senza dover investire in un’azienda o in un prodotto.

Nonostante la “semplicità” del modello di business, diventare un affermato affiliate marketer richiede molto impegno e conoscenza. Gli affiliati devono essere in grado di creare una presenza online solida, attirare il pubblico giusto e promuovere prodotti o servizi in modo efficace. Inoltre, è importante che gli affiliati comprendano il funzionamento delle piattaforme di affiliate marketing, le regole e le best practice per evitare eventuali violazioni delle politiche.

La formazione nel digital marketing, incluso l’affiliate marketing, può aiutare gli aspiranti affiliati a comprendere le dinamiche del marketing digitale e a sviluppare le competenze necessarie per diventare affiliati di successo.

Ad esempio, la formazione può insegnare come sviluppare una presenza online, come attrarre traffico qualificato, come promuovere i prodotti in modo efficace e come utilizzare le piattaforme di affiliate marketing in modo professionale.

Fare business online non è affatto semplice, soprattutto nel mondo ultra-competitivo di oggi. Per questo motivo, investire in formazione, è un imperativo per tutti, dagli imprenditori, fino agli studenti che si approcciano al mondo del web come strumento di crescita professionale.

In conclusione, i prossimi trend dell’online marketing includeranno l’aumento dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e della Realtà Aumentata per personalizzare l’esperienza degli utenti. Inoltre, l’uso di chatbot e di assistenti virtuali per fornire supporto ai clienti continuerà a crescere.

La pubblicità basata sulla localizzazione e sulla geolocalizzazione diventerà sempre più importante per raggiungere i clienti nel momento giusto e nel luogo giusto. Infine, il content marketing e la creazione di contenuti di valore per il pubblico continueranno a essere fondamentali per costruire relazioni di lunga durata con i clienti e per fidelizzarli. Tenersi al passo con i tempi nella formazione, studiando i nuovi trend e strumenti, diventerà dunque sempre più importante.

Calling Fans: i giovani non cercano lavoro perchè preferiscono monetizzare con la propria attività sui social

Dalla società Calling Fans, piattaforma con sede a Los Angeles che aiuta i creatori digitali di tutto il mondo a monetizzare con la loro attività social e dare un supporto personalizzato, hanno realizzato un sondaggio secondo il quale più del 81% dei giovani intervistati di età tra i 18 e i 35 anni preferisce non cercare lavoro e guadagnare con i propri profili sui social, come Instagram, Tik Tok e Telegram e meno in Facebook e preferisce coltivare relazioni con i propri familiari . Questa nuova tendenza, dicono in Calling Fans, è dovuta a un cambio di mentalità della generazione Z e millenials che per anni ha visto i social network solo come un modo di intrattenimento e ora invece con le nuove piattaforme come una soluzione per guadagnare e avere un lavoro da nomade digitale. Quello che ha del sorprendente, spiegano in Calling Fans, è la consapevolezza dei giovani di sfruttare la propria community per sponsorizzare i propri servizi come competenze di lavoro, servizi di intrattenimento e consulenza. Un vero proprio cambio che permette ai giovani di essere autonomi con la propria community costruita negli anni. Secondo gli analisti di Calling Fans le ragioni sono dovute anche a un malcontento mondiale sul piano delle offerte lavorative che non rispecchiano le ambizioni dei giovani: una retribuzione bassa, molte ore di lavoro e poche offerte da parte di imprese che decidono di lavorare in modalità smart working. Inoltre la pandemia ha accellerato la propensione a lavorare da casa e il malcontento a muoversi per andare in ufficio.

In Calling Fans hanno inoltre notato una tendenza a monetizzare con i propri profili social anche nel target superiore ai 50 anni anche se, in questo caso, la propria attività social è utilizzata come secondo lavoro e secondo guadagno senza lasciare il lavoro primario o, in caso di pensionati, per incrementare il guadagno.
Fonte Adnkronos

Sono un ricercatore di intelligenza artificiale di Facebook: ecco cosa faccio ogni giorno

Angela Fan è una ricercatrice di intelligenza artificiale (AI) presso Facebook. Il suo ruolo professionale è incentrato sulla traduzione delle macchine. Ma cos’è davvero l’IA? Cosa fa Angela al lavoro ogni giorno?

Quando Fan è entrata al college, era interessata ad una futura carriera di medico o di infermiera. Poi, dopo un dottorato in Inria Nancy e Fair Pari sulla generazione di testo, si è specializzata in Statistica conseguendo la laurea ad Harvard. Presto si rese conto che imparare a programmare l’avrebbe aiutata a “manipolare e analizzare i dati in modo più efficiente”. Da qui gli studi di Informatica, percorso che l’ha portata a frequentare uno stage di data science fino ad ottere il ruolo di scienzata dei dati presso Facebook. Poco dopo essersi unita a Facebook, ha imparato a conoscere il team di ricerca sull’intelligenza artificiale. Entusiasta del lavoro che stavano facendo, ha fatto domanda per il trasferimento.

In Facebook, le persone sono incoraggiate a lavorare in team diversi. “Il motivo principale per cui volevo unirmi a Facebook era il processo di “boot camp”: molte persone vengono assunte per un ruolo generale e possono confrontarsi con le metodologie dei diversi team e provare vari piccoli compiti prima di decidere a quale gruppo unirsi a tempo pieno. Questo processo è abbastanza fluido. ” Dopo il trasferimento in un team di lavoro – continua – i dipendenti possono “hackerare un mese” su un altro team per vedere come lavorano e magari condividere insieme alcuni aspetti dei progetti. Questo processo massimizza davvero l’opportunità di imparare nuove informazioni, parlando con i manager del team, ma anche conoscendo altre persone, osservandoli al lavoro, comprendere la dinamica del team e le opportunità di progetto disponibili. Considera cosa vorresti imparare e se gli obiettivi del team sono in linea con le aree su cui vorresti lavorare”.

Cos’è l’intelligenza artificiale?

“L’intelligenza artificiale è il campo scientifico che insegna ai computer a pensare e prendere decisioni come gli umani. Alcuni esempi su Facebook sono la traduzione automatica della lingua, l’aggiunta di effetti interattivi alle foto, il posizionamento dei post nel feed e il blocco dei contenuti offensivi. Un mito sull’IA è l’autosufficienza, quindi può funzionare interamente da sola. Non è vero: l’intelligenza artificiale oggi è intelligente come un gatto o un cane. Questo non è per diminuire i progressi finora, ma abbiamo ancora molta strada da fare. Altra idea sbagliata è che sia pronto a sostituire i lavori umani. Ma in generale, l’IA integra le persone e il loro lavoro. Ad esempio, l’intelligenza artificiale potrebbe aiutare i medici a rilevare le cellule cancerose nelle immagini mediche più rapidamente, lasciando ai medici più tempo per aiutarti con il piano di trattamento e il recupero”.

Una tipica giornata lavorativa?

“Al mattino, partecipo spesso a un discorso di ricerca o a un “incontro di lettura”, in cui diverse persone presentano il lavoro che hanno fatto o di cui hanno letto. In seguito, rispondo alle e-mail, leggo un articolo scientifico e controllo i miei “esperimenti” – idee diverse per gli algoritmi – per vedere quanto hanno successo. Dopo il pranzo con il mio team, programmo a testa bassa e imposto altri esperimenti. Il giovedì pomeriggio lo dedico all’incontro con gli stagisti, alla supervisione dei progetti e alla partecipazione alle mie riunioni in cui discutiamo i risultati in corso e condividiamo idee su ciò che potremmo voler provare dopo. Molto tempo è dedicato al brainstorming”.

Progetti su cui stai lavorando in questo momento?

“Lavoro ampiamente sulla generazione di testo, che si concentra sul miglioramento dei modelli che scrivono il testo. Ad esempio la traduzione. In questo caso il modello leggerà una frase francese e, durante la lettura delle parole francesi, scriverà la corrispondente traduzione inglese. Altro progetto è quello di utilizzare gli algoritmi che alimentano i modelli di traduzione e applicarli a compiti creativi come scrivere racconti. L’obiettivo è quello di creare modelli che possano prendere una premessa (ad esempio, una storia su un supereroe) e scrivere un paragrafo o due su di esso. È un problema di ricerca molto interessante perché la maggior parte delle attività di generazione del testo si concentra sulle frasi, non sui paragrafi. Creare algoritmi in grado di scrivere diverse frasi che abbiano effettivamente senso insieme è impegnativo”.

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Un terzo dei dipendenti della zona Euro vuole più lavoro a distanza – Studio della BCE

Quasi un terzo dei lavoratori della zona Euro vuole lavorare da casa più frequentemente di quanto il loro datore di lavoro consenta loro di fare, e sono disposti a cambiare lavoro per poterlo fare, secondo quanto emerso da uno studio della Banca Centrale Europea.

Le aziende stanno ancora negoziando politiche sul lavoro da remoto, argomento che causa tensioni tra sindacati e datori di lavoro, anche presso la BCE. La stessa offre meno giorni di lavoro a distanza di quanto i suoi dipendenti desiderino. Secondo lo studio circa due terzi dei dipendenti vogliono lavorare da casa almeno un giorno alla settimana per alleggerire la fatica e lo stress del pendolarismo casa-lavoro, che è il fattore principale che influenza la preferenza per lavorare da remoto.

“I lavoratori sono più disposti a cambiare lavoro se la nuova azienda offre la possibilità di lavorare a distanza”, ha dimostrato uno studio della BCE. “Dalle interviste è emerso che il 30% dei lavoratori aveva preferenze di lavoro da casa che oltrepassavano le aspettative dei loro datori di lavoro”. Lo studio afferma che i dipendenti che desiderano maggiori opportunità di lavoro a distanza hanno maggiori probabilità di cercare un nuovo impiego e di cambiare effettivamente lavoro. “I lavoratori che fanno i pendolari per più di un’ora a tratta preferiscono 10 giorni di lavoro da casa al mese, ovvero quattro giorni in più rispetto ai lavoratori il cui tempo di percorrenza è inferiore a 15 minuti”, ha aggiunto la BCE.
@Reuters 2023

Francesca Amadori licenziata dall’azienda di famiglia, contenzioso si chiude con un accordo. La manager lavorerà altrove

Si chiude con un accordo e un addio la vicenda giudiziaria che ha visto schierati su fronti contrapposti Francesca Amadori e l’azienda di famiglia, dalla quale la manager era stata licenziata un anno fa e nei confronti della quale aveva fatto ricorso chiedendo un risarcimento di 2,3 milioni di euro. Il colosso romagnolo delle carni, a sua volta, aveva citato la donna di fronte al tribunale civile per 1,5 milioni di euro sostenendo di aver ricevuto un danno d’immagine. Ieri, la battaglia legale si è conclusa con un accordo extragiudiziale che “consentisse in primis la tutela dell’azienda, quale patrimonio della famiglia, dei dipendenti e della collettività intera”, si legge nella nota diffusa dal gruppo Amadori. L’accordo non segna, comunque, il ritorno di Francesca Amadori al suo posto di lavoro: i destini della nipote del fondatore e dell’azienda di famiglia si separano. “L’azienda augura a Francesca di poter fruttuosamente intraprendere un percorso professionale diverso, fondato sui suoi 18 anni di presenza in azienda nel corso dei quali la stessa ha dimostrato competenza e professionalità”, si legge in chiusura del comunicato stampa congiunto diffuso, che non dà ulteriori dettagli sui termini (anche economici) dell’intesa che chiude il braccio di ferro. Tutto è iniziato lo scorso anno con il licenziamento della donna, che in azienda si occupava di comunicazione e marketing. “Non si presentava al lavoro da molti mesi”, è la spiegazione fornita dall’allora amministratore delegato Francesco Berti (che nel frattempo ha lasciato l’incarico). Francesca accusa i vertici del gruppo Amadori di averla discriminata e fa causa. La prima udienza, a dicembre, si conclude con un nulla di fatto e l’invito del giudice a trovare un accordo.
Fonte Dire

Socrate e il fatturato: i benefici del coaching

In tutta Europa il coaching in azienda è uno strumento efficace per migliorare le performance dei propri dipendenti e, di conseguenza, dell’intera organizzazione. Affiancare un coach ai dirigenti, leader e manager di talento significa quindi apportare una strategia aziendale di sviluppo proattiva basato sullo sviluppo e la crescita del lavoratore. Per saperne di più incontriamo la Dott.ssa Deborah Morgagni, responsabile del Coaching Club Emilia Romagna per capire quali sono i benefici che il coaching porta in azienda e qual è la situazione in Italia.
Chi è Deborah Morgagni e di cosa si occupa?
Sono una coach, formatrice e consulente. Da oltre vent’anni mi occupo di formazione, orientamento, sviluppo organizzativo e delle risorse umane. Sono anche Responsabile del Coaching Club Emilia Romagna, espressione territorale di AICP – Associazione Italiana Coach Professionisti, una delle più importanti Associazioni di Coach Italiane. Alessandra Di Luca è invece Vice responsabile del Coaching Club Emilia Romagna, che si confronta regolarmente e partecipa attivamente alla vita associativa.
In un recente convegno organizzato da AICP nell’ambito della “Primavera del Coaching” nella sede della Regione Emilia Romagna sono emersi i numerosi benefici che il coaching porta in azienda. Qual è l’idea di base di questi incontri?
AICP si impegna costantemente per divulgare una corretta conoscenza del coaching e dei suoi principi ispiratori e per garantire la crescita e la massima professionalità dei soci. L’associazione professionale è iscritta nell’elenco del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) ex legge 4/2013. L’idea è quella parlare di coaching e dei benefici che può portare alle aziende ed alle persone che le compongono a partire da testimonianze concrete di lavoratori e organizzazioni che lo hanno sperimentato facendo emergere la sua funzione di catalizzatore della crescita (performance/ fatturato), che porta benessere ed auto-realizzazione (Socrate) a livello individuale e a tutto il contesto organizzativo.
Cos’è il coaching per le aziende e a chi è rivolto?
Questa metodologia può essere applicata in diversi ambiti, da quello personale (life coach) a quello sportivo, familiare, scolastico/formativo, di carriera, ecc. In particolare il coaching in azienda è inteso come intervento rivolto all’azienda/organizzazione per supportare e sviluppare le capacità e le potenzialità delle sue risorse umane al fine di promuovere una migliore performance coerentemente alla mission, alla vision e alle strategie in atto dell’impresa stessa. Il coaching nelle organizzazioni è un catalizzatore della crescita e del cambiamento, che porta benessere ed auto-realizzazione, sia a livello individuale che di contesto organizzativo.
Quali sono i benefici per le aziende?
Il Coaching è una metodologia particolarmente apprezzata per la personalizzazione, in funzione delle esigenze del cliente, e per i risultati misurabili in tempi relativamente brevi. In pratica Il coaching è “tagliato sulla persona”, si concentra sui bisogni del singolo, sulle sue aree di miglioramento, intervenendo sulle sue convinzioni limitanti e sull’autoconsapevolezza del cliente. Mettere la persona al centro, assegnarle il ruolo di “esperto”, farla sentire capace di riflettere, imparare e ricomporre il proprio sapere verso nuove soluzioni, va sentire la persona stessa molto valorizzata e responsabilizzata, aumentandone la motivazione in modo esponenziale.
Un ulteriore elemento di grande efficacia del coaching risiede inoltre nella sua concretezza e nel lavoro one-to-one che lo caratterizza e che consente di tradurre in comportamenti concreti le idee acquisite. In tal senso è opportuno sottolineare quanto il coaching richieda una forte autoresponsabilizzazione e una reale disponibilità al cambiamento da parte del cliente. Altro elemento di pregio concerne il suo “pragmatismo”, cioè la sua focalizzazione su obiettivi chiari, concreti, misurabili, monitorabili e, dunque, facilmente valutabili. Tra i principali benefici, solo per ricordarne alcuni, possiamo citare la riduzione di errori e/o attività duplicate, l’aumento della produttività, il miglioramento delle vendite e delle azioni commerciali, la risoluzione di conflitti, la migliore gestione delle informazioni.
Quali caratteristiche e competenze deve avere la figura del coach aziendale?
Quella di coach è una professione emergente che richiede studi specifici, competenze diversificate e la conoscenza dei contesti in cui si interviene. AICP offre alcune di queste risorse e, soprattutto, svolge un ruolo di indirizzo, orientamento e formazione permanente per i soci e per chi si avvicina al mondo del coaching. E’ fondamentale per l’Associazione avere chiare per se stessa e per i suoi associati le competenze distintive di un coach. Perciò, partendo da un modello delle competenze (Del Pianto, 2008), sono state declinate, secondo le tradizionali macro aree del sapere, saper fare e saper essere, le competenze del coach trasversali attuali e, con l’aggiunta del saper divenire e del saper stare insieme, le competenze trasversali potenziali (e potenziabili) del coach AICP. Il modello di competenze distintive AICP è presentato e illustrato qui: http://www.associazionecoach.com/associazione/le-competenze-distintive/
Il coaching aziendale, rispetto ad altri paesi europei, è poco conosciuto. Quali sono gli ostacoli che impediscono una diffusione piena di questo strumento per la risoluzione di problemi?
In effetti il coaching è una disciplina relativamente nuova in Italia, anche se si è affermata da oltre 50 anni nel mondo anglosassone grazie a Timothy Gallwey, fondatore dell’Inner Game, e Sir John Whitmore, pioniere del coaching nelle organizzazioni (recentemente scomparso), anche se le sue radici possono essere rintracciate nella filosofia greca antica, con particolare riferimento al pensiero di Socrate. Stiamo certamente assistendo ad una crescente diffusione della metodologia anche nel nostro paese Italia (in pochi anni i Italia i professionisti del coaching sono passati da qualche centinaio a circa seimila), seppur non raggiungendo certamente i livelli di applicazione degli Stati Uniti e la corretta e specifica conoscenza dei principi metodologici che la caratterizzano. Il metodo del coaching ha specifiche caratteristiche distintive ed elementi peculiari che lo identificano rispetto ad altre pratiche organizzative e discipline orientate allo sviluppo personale, professionale ed organizzativo, quali la psicologia, il counseling, il mentoring la consulenza, la formazione.Proprio in tal senso AICP si impegna per divulgare attraverso l’impegno sul territorio una corretta conoscenza del coaching e dei suoi principi ispiratori. Citando TimothyGallwey possiamo affermare che l’essenza del coaching “è liberare le potenzialità di una persona perché possa portare al massimo il suo rendimento: aiutarla ad apprendere piuttosto che limitarsi ad impartirle insegnamenti”.
In definitiva, chi è il coach?
Per definire la figura del coach mi affido alla definizione Jane Turner, esaustiva e caratteristica al tempo stesso :“Né psicoterapeuta né giudice, ed ancor meno consigliere e formatore, il Coach, artista del far domande e del far riflettere, gioca un ruolo di specchio e di catalizzatore. Creatore di una sinergia positiva, offre alle persone accompagnate uno sguardo nuovo su se stesse e sulle situazioni che affrontano, aiutandole così a migliorare la loro performance, incoraggiandone al tempo stesso l’evoluzione personale e professionale”

Qual è la differenza tra Hard Skills e Soft Skills?

Nelle descrizioni delle mansioni, i datori di lavoro spesso richiedono un mix di competenze tecniche e competenze trasversali. Le hard skills si riferiscono a specifiche conoscenze tecniche e alla formazione, mentre le soft skills sono tratti della personalità comme la leadership, la comunicazione o la gestione del tempo. Entrambi i tipi di abilità sono necessari per il successo e l’avanzamento nei vari settori professionali.

Le principali differenze tra hard skills e soft skills risiedono nel modo in cui vengono acquisite e utilizzate sul posto di lavoro. Le hard skills sono spesso acquisite attraverso l’istruzione o una formazione specifica. Includono abilità come utilizzare una determinata macchina, software o altro strumento. Le competenze trasversali sono più spesso considerate tratti della personalità che potresti aver passato tutta la vita a sviluppare. Sono chiamati quando gestisci il tuo tempo, comunichi con altre persone o affronti per la prima volta una situazione difficile. In altre parole, le hard skills possono essere definite comme le tue conoscenze tecniche, mentre le soft skills sono le tue abitudini generali sul posto di lavoro.

LE HARD SKILLS

Le hard skills sono le conoscenze tecniche o la formazione che hai acquisito durante la tua vita, anche durante la tua carriera o gli studi. Ogni lavoro richiederà determinate abilità tecniche specifiche per quel settore.Per esempio:

1. Se hai lavorato nel settore della ristorazione o della vendita al dettaglio, potresti saper gestire uno o più punti vendita.
2. Se hai seguito un corso di contabilità, potresti sapere utilizzare Microsoft Excel.
3. Se hai studiato una lingua straniera, potresti essere in grado di parlarla fluentemente.
4. Se vuoi lavorare come architetto, ad esempio, dovrai sapere come utilizzare un software di disegno.

Alcune delle hard skills più richieste includono

Bilingue o multilingue
Gestione del database
Pacchetto software Adobe
Sicurezza della rete
Marketing SEO/SEM
Analisi Statistica
Estrazione dati
Sviluppo mobile
Progettazione dell’interfaccia utente
Gestione delle campagne di marketing
Sistemi di archiviazione e gestione
Linguaggi di programmazione (come Perl, Python, Java e Ruby)

LE SOFT SKILLS

Le competenze trasversali sono abitudini e tratti personali che modellano il modo in cui lavori, da solo e con gli altri. La comunicazione effice, ad esempio, è una soft skill essenziale richiesta da molti datori di lavoro. Altri richiedono l’affidabilità, il lavoro di squadra e l’ascolto attivo.

Le competenze trasversali sono essenziali per la tua carriera e nella tua ricerca di lavoro. Mentre sono necessarie competenze tecniche per svolgere con successo le attività tecniche di un lavoro, sono necessarie competenze trasversali per creare un ambiente di lavoro positivo e funzionale. Questo è il motivo per cui i datori di lavoro cercano spesso persone che abbiano comprovate soft skills e hard skills. Alcuni datori di lavoro potrebbero preferire selezionare candidati che possiedano un insieme più ampio di competenze trasversali rispetto a quelle tecniche, poiché le competenze trasversali a volte sono più difficili da sviluppare.

Ad esempio, potresti essere alla ricerca di un lavoro nel settore delle risorse umane ma non hai familiarità con gli strumenti di analisi dei dati. Se però possiedi referenze che possono attestare l’efficacia delle tue competenze trasversali, come empatia, apertura mentale e comunicazione, un datore di lavoro potrebbe preferirti rispetto a un altro candidato le cui competenze tecniche sono più forti ma che non ha lo stesso livello di competenze trasversali .

Alcune delle competenze trasversali più richieste:

Integrità
Affidabilità
Comunicazione effettiva
Apertura mentale
Lavoro di squadra
Creatività
Risoluzione dei problemi
pensiero critico
Adattabilità
Organizzazione
Voglia di imparare
Empatia