Danila De Stefano, Founder di UnoBravo

Raccontiamo una grande storia di imprenditoria femminile: Danila De Stefano, CEO e Founder della startup di psicologia online UnoBravo, che ha ricevuto l’Oscar dell’innovazione di ANGI nella categoria Mind&Training ed insignita del riconoscimento “Storie di Eccellenza” per la categorie psicologia online.

Laureata in psicologia alla Sapienza di Roma, l’avventura di Danila comincia nel 2019 a Londra. Il progetto nasce con l’obiettivo di aiutare gli italiani all’estero a ricevere supporto psicologico e psicoterapeutico grazie alla tecnologia. La scommessa ha successo: grazie al passaparola tra gli utenti il servizio cresce, attira l’attenzione di diversi player del mercato. Nel 2021 UnoBravo viene scelta come vincitrice di UniCredit Start Lab per il settore Impact Innovation. Nel 2022 l’azienda riceve 17 milioni di euro da investitori italiani e internazionali. Gli ingredienti di successo la psicologia e il desiderio di trasformare una passione in una missione di vita. “Selezioniamo tutti i nostri terapeuti, seguendo un attento programma di recruiting – spiega Daniela De Stefano – con una formazione costante ed efficace -. Abbiamo studiato e implementato il “metodo Unobravo”, elemento che ci contraddistingue e che ci ha permesso di supportare, a oggi, oltre 60.000 pazienti dando la possibilità a tutti di usufruire di assistenza psicologica da qualunque posto e a un prezzo calmierato. Basta compilare un semplice questionario e, grazie a un avanzato sistema di matching, essere abbinati al professionista del Team Clinico più adatto in funzione delle proprie necessità, richieste ed eventuali difficoltà. Inoltre, per Unobravo, abbiamo scelto di selezionare solo i eccellenti professionisti sia in termini di terapeuti, sia per il Core Team”. Cosa consiglia alle aspiranti imprenditrici? “Farsi trasportare dalla curiosità, non soltanto verso quello che è più affine a ognuno, ma andando oltre il proprio campo di appartenenza. Rischiare e scoprire ciò che si trova fuori dalla propria comfort zone può essere uno stimolo per veder nascere nuove possibilità. Da una forte passione possono infatti derivare tante inedite occasioni non considerate fino a quel momento ma che, al contrario, apriranno le strade a nuovi orizzonti”

A Modena non si trova il 50,8% di personale specializzato. Da una ricerca di Lapam

Per il mese di aprile 2023 si stima che a fronte di 5.310 assunzioni previste a Modena e delle 3.320 previste a Reggio Emilia, rispettivamente 2.697 e 1.697 profili professionali ricercati risultano di difficile reperimento, pari al 50,8% e al 51,1%, 3,6 e 0,8 punti percentuali in più rispetto a quella di un anno fa che si attestava per la provincia di Modena al 47,2% e per la provincia di Reggio Emilia al 50,3% (nel 2019 entrambe le province erano attorno al 35%).

È quanto fotografa un’analisi del nostro ufficio studi elaborando i dati rilevati mensilmente da Unioncamere-ANPAL per il Sistema Informativo Excelsior. I numeri confermano come le imprese fatichino a trovare personale specializzato da inserire all’interno dell’attività. Gilberto Luppi, presidente della nostra associazione, ha commentato così i dati:

Una situazione da non sottovalutare per le nostre aziende che devono fare i conti una mole di lavoro che, fortunatamente, si sta riprendendo dopo gli anni della pandemia e dei rincari, ma che rischia di rimanere in stand by proprio a causa della carenza di personale.

Come illustra l’analisi del nostro ufficio studi, nel territorio modenese i lavoratori più difficili da reperire sono operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (non si trovano nell’81,2% dei casi), operai specializzati addetti alle costruzioni e mantenimento di strutture edili (71,8%) e operai addetti a macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche e prodotti minerali (71,8%). Nel territorio reggiano, invece, i lavoratori più difficili da reperire sono conduttori di veicoli a motore e a trazione animale (non si trovano nel 79,5% dei casi), tecnici della salute (69%) e meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili (59%).

Tra le cause di questo mismatch, sicuramente vi è la crisi demografica: secondo le stime, nei prossimi 30 anni la popolazione italiana in età da lavoro in Emilia-Romagna registrerà un -13,3%.

L’impatto della crisi demografica a Modena
Focalizzandoci sull’area modenese, a livello provinciale la popolazione complessivamente è aumentata in 10 anni dell’1,2%, ma la fascia 15-34enni si ferma a un +0,4%. Secondo gli ultimi dati Istat aggiornati al 2021, la quota di NEET (giovani di 15-29 anni né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione) sul totale delle persone di 15-29 anni risulta essere del 17,9% a Modena, in aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2019.

L’impatto della crisi demografica a Reggio Emilia
Per quanto riguarda Reggio Emilia, a livello provinciale la popolazione complessivamente è aumentata in 10 anni dello 0,2%, ma la fascia dei 15-34enni ha registrato un -2,1%. Secondo gli ultimi dati Istat aggiornati al 2021, la quota di NEET (giovani di 15-29 anni né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione) sul totale delle persone di 15-29 anni risulta essere del 16,4% a Reggio Emilia, in aumento di 4,2 punti percentuali rispetto al 2019.

Tra gli altri motivi del gap tra domanda e offerta di lavoro non si possono escludere l’adeguatezza del candidato che consegue al percorso scolastico e formativo svolto, la precedente esperienza lavorativa, il livello e le prospettive di evoluzione della retribuzione e della carriera in azienda, la tipologia contrattuale offerta, l’accesso a strumenti di welfare aziendale, la propensione al lavoro manuale e la flessibilità degli orari. Dopo la pandemia, inoltre, si osserva un minore appeal per lavori a elevata interazione personale o che non consentono forme di smart working.

Il focus sulle MPI di Modena
Nel 2022 le micro e piccole imprese modenesi con meno di 50 dipendenti hanno contribuito per oltre la metà (il 57,9%) alla domanda di entrate previste in provincia, pari a 44.550 unità. Sono difficili da reperire per le MPI di Modena il 46,1% delle entrate previste, quota superiore rispetto al 45,3% osservato per il totale delle imprese, ed equivalenti a 20.540 lavoratori, che rappresentano il 58,9% delle entrate giudicate difficili da trovare da parte di tutte le imprese con dipendenti. Il 26,6% delle entrate sono difficili da reperire per il ridotto numero di candidati, il 14,6% per inadeguatezza dei candidati, il 4,9% per altri motivi. Guardando al dettaglio settoriale, per le MPI modenesi i comparti con la maggiore difficoltà di reperimento sono le industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali (60,5%), le costruzioni (57,1%) e le industrie metallurgiche e prodotti in metallo (56,5%). Tra i servizi presentano una difficoltà superiore alla media i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio con un 46,3% delle entrate difficili da reperire.

Il focus sulle MPI di Reggio Emilia
Nel 2022 le micro e piccole imprese reggiane con meno di 50 dipendenti hanno contribuito per oltre la metà (il 56,3%) alla domanda di entrate previste in provincia, pari a 28.980 unità. Sono difficili da reperire per le MPI di Reggio Emilia il 45% delle entrate previste, equivalenti a 13.050 lavoratori, che rappresentano il 56,3% delle entrate giudicate difficili da trovare da parte di tutte le imprese con dipendenti. Il 25,6% delle entrate sono difficili da reperire per il ridotto numero di candidati, il 14,7% per inadeguatezza dei candidati, il 4,8% per altri motivi. Guardando al dettaglio settoriale, per le MPI di Reggio Emilia tra i comparti con la maggiore difficoltà di reperimento troviamo al primo posto le costruzioni (62,1%), seguite da servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (54,8%) e industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (52,1%).

Il presidente della nostra associazione Luppi ha concluso:

Chiediamo al Governo di intervenire: per favorire la riduzione tra la domanda e l’offerta di lavoro serve incentivare e aiutare l’imprenditore ad assumere. Sgravi fiscali, contributi, aiuti: sono solo alcune delle misure che da Palazzo Chigi ci aspettiamo per sostenere le micro, piccole e medie imprese che hanno dimostrato di voler continuare a crescere e a essere un simbolo della cultura del lavoro sul territorio.

Sulla scrittura come professione

“Come posso diventare uno scrittore professionista?”. E’ la domanda che tanti scrittori, esperti nell’uso delle parole, continuano a farsi in cento modi diversi. Ma si può vivere di scrittura? Ne parliamo con Elisa Guidelli, in arte Eliselle, scrittrice e giornalista.

Eliselle, scrittrice poliedrica di successo. Come nasce la tua passione per la scrittura? Parlaci delle influenze letterarie che hai avuto, degli scrittori che ami.

La passione per la scrittura nasce da quella per la lettura. Fin da piccola i miei genitori mi hanno trasmesso l’amore per i libri e le storie, leggendomi e permettendomi di leggere moltissimo e spaziando tra diversi generi. Ho cominciato con l’epica e la mitologia, da molto piccola, e poi sono passata ai romanzi d’avventura e a quelli storici man mano che crescevo. Ricordo che ero una delle poche a scuola ad apprezzare Manzoni e Verga. Tutt’ora se trovo un libro che mi appassiona, dimentico di mangiare per leggerlo.

In qualunque veste ci si voglia accostare al mondo editoriale – scrittori, lettori o professionisti del settore – se ne rimane affascinati anche se la realtà può rivelarsi più complicata. Quale idea ti sei fatta di questo mondo?

È un mondo chiuso, spesso elitario, e so di dire cose che non ci si aspetta da una persona che ha pubblicato più di venti libri, ma è questa la realtà per quanto mi riguarda. Agli inizi ho fatto molta fatica, facendo tutto da sola: ho cercato editori senza avere agenti, ho girato fiere dell’editoria e fatto telefonate in prima persona, ho cercato riviste e antologie in cui potessi in qualche modo mettermi alla prova. Alle volte, nel mio percorso, mi sono sentita chiedere se avessi avuto un pedigree adeguato o un curriculum di un certo tipo, che non pareva mai abbastanza giusto o adeguato al campo. Ho cominciato nel 2003 a muovere i primi passi in questo mondo, e ad oggi, dopo vent’anni, mi sento ancora “al di fuori” e ancora “in fase gavetta”.

Non basta saper scrivere per essere scrittore. Cosa serve per te? Come sono nati i tuoi personaggi di maggior successo?

Serve costanza, determinazione, spirito di sacrificio e di abnegazione. Non esistono domeniche, non esistono ferie, non esistono serate di relax né con gli amici quando hai un romanzo da concludere o una consegna da effettuare. Se sei dentro una storia, non ne puoi uscire finché non hai messo il punto alla sua fine, pena saltare, rimandare e rischiare di non finirla mai: lo dico con cognizione di causa perché al momento, ho ripreso in mano uno storico che ho cominciato nel 2016 e ogni volta che riprendo in mano, devo riporre per altre urgenze, e tutte le volte è difficilissimo rientrare nel “mood”. I miei personaggi nascono da suggestioni, letture, intuizioni ma soprattutto passione: Matilda (di Canossa) non sarebbe mai nata senza il mio trasporto verso questo grande personaggio della storia.

Molti scrittori professionisti considerano la scrittura come strumento terapeutico e di conoscenza di se stessi. Lo è anche per te? Quali sono i personaggi dei tuoi libri più introspettivi?

La mia scrittura nasce da un’esigenza personale: ho iniziato per riflettere sui miei errori, guarire traumi e dispiaceri, riparare torti subiti, liberarmi di lutti e sofferenze, e l’ho fatto d’istinto, senza sapere che avesse anche questa funzione. L’ho capito solo col tempo che dava ottimi risultati in questo senso. Ho cominciato a scrivere da giovanissima, e sono arrivata a uscire dal guscio con molta timidezza, molta calma: lo pseudonimo Eliselle nasce proprio dal fatto che sentivo la necessità di schermarmi e non far sapere a nessuno che ero proprio io a scrivere e a firmare racconti e romanzi. Poi, col tempo, ho superato questo scoglio, ma è stata dura. Cerco di scrivere di personaggi il più possibile tridimensionali: nei miei noir di certo sono molto introspettivi, ma anche nelle commedie cerco di dargli uno spessore, facendo sorridere.

Si dice che le grandi opere, artistiche o letterarie, nascono da grandi emozioni, positive o negative. Quali libri ti hanno emozionato e quali emozioni associ ai tuoi personaggi che ami di più?

Con “Il colore della nebbia” ho sofferto coi protagonisti e li ho accompagnati nel loro percorso di sofferenza, complice un periodo duro che stavo vivendo. Attraverso di loro ho dato sfogo anche al mio personale disagio, e scrivere quel noir è stato molto terapeutico. Con “Il romanzo di Matilda” ho patito insieme alla protagonista, con cui sento da sempre una forte connessione: prima studiandola a lungo, poi cercando di ricostruire la “mia” Matilde di Canossa, ho attraversato con lei le tempeste della vita e delle sue fasi, e per questo le sono e le sarò sempre molto grata.

Tre anni vissuti in emergenza hanno condotto alcune persone a riappropriarsi del tempo e di un rinnovato rapporto con se stessi: reinventarsi, riflettere, fare il bilancio per poter, forse, operare una trasformazione (che è anche l’essenza della visione artistica e letteraria). Recentemente hai confessato sui social di vivere, in questo periodo, una fase di cambiamento. Come stai gestendo questo processo?

Con mille dubbi, come sempre, perché lasciare un lavoro “fisso” per fare qualcosa di artistico, soprattutto qui in Italia, è un salto nel buio non da poco. Non ci sono reti di sicurezza, sei da solo e quel che è peggio, alle volte vieni considerato una sorta di bohemienne o perditempo che può permettersi di non lavorare per vivere: non hanno rispetto oppure non sanno o non capiscono che la scrittura è un lavoro come un altro, con la sola differenza che non si fanno “orari d’ufficio” e l’aggravante che, come già ho detto, non c’è spesso la possibilità di dire “bene, ora mi fermo e mi prendo le ferie come tutti gli altri”. Ho sempre fatto e continuo a portare avanti attività collaterali, come l’organizzazione di eventi letterari, ad esempio, e comunque tengo sempre aperte le orecchie nel caso ci sia la possibilità di dedicarmi a qualche lavoro part-time flessibile o stagionale interessante: al momento, però, solo scrittura, senza aspettative, e vediamo che succede.

Molti aspiranti scrittori debuttano nel mondo della scrittura attraverso il web grazie, anche, allo strumento del self publishing. Cosa ne pensi? Si tratta di un’occasione da cogliere o di un restringimento delle opportunità rispetto ai canali tradizionali (case editrici)?

Anche io ho “debuttato” sul web attraverso quelli che all’epoca erano forum o portali di racconti, per mettermi alla prova, partecipare a concorsi e riviste online, e credo che se non fossi sbarcata nel lontano ’99 in rete non sarei arrivata pubblicare così giovane: mi ha permesso di informarmi in autonomia su un mondo che vedevo lontano, difficile, a numero chiuso, e mi ha dato la possibilità di studiarne i meccanismi, le regole e le esigenze. Sul self-publishing posso solo dire che in misura minore era un fenomeno noto già allora, ma all’epoca non l’ho sentito mio, e sento di aver fatto bene sia a me stessa sia al mio percorso: misurarsi con dei no è molto utile per migliorarsi, soprattutto all’inizio, e a me è servito moltissimo anche per temprarmi, sono lezioni che non si dimenticano più. Il self-publishing lo trovo però utile quando voglio regalare qualcosa ai lettori: l’ho fatto con antologie o collaborazioni che ho donato come regalo di Natale sugli store online.

Sei scrittrice ma anche giornalista, formatrice e insegnante. Come il tuo lavoro influenza la tua visione del mondo quando scrivi e viceversa? Cosa ti lega alle storie dei tuoi racconti?

Giornalista lo sono diventata tardi, e al momento è una professione che tengo in standby: gli articoli che scrivo infatti sono pochi, e soprattutto per diletto, e le rassegne per quotidiani e radio online che curo sono collaborazioni che porto avanti pro bono perché mi appassionano moltissimo i libri. Coi ragazzi invece faccio bellissimi incontri a scuola, sia online sia in presenza, e devo dire che mi insegnano tanto: avere a che fare con loro direttamente, mi permette di ascoltare le loro versioni, le loro storie e le loro visioni dei libri che leggono, o i loro desideri sulle azioni di determinati personaggi che ne modificano i percorsi, ed è molto interessante avere anche la loro visione, perché mi avvicina di più alle mie storie e in qualche modo me le spiega. Sono molto affezionata ai miei personaggi, ma avere qualcuno che li “legge” in un modo che non ti aspettavi, me li fa scoprire con occhi nuovi e apprezzare di più.

Voglio immaginarti nel momento in cui scrivi. Cosa fai durante il tuo processo di scrittura? Leggi, rileggi, correggi? Sei maniaca perfezionista alla Flaubert o temperi matite come Simenon?

Mi metto a testa bassa e scrivo, qualche ora e poi mi fermo. Dopodiché stacco, pausa e ricomincio. Il giorno dopo, rileggo quel che ho scritto, lo correggo e vado avanti con i capitoli nuovi: in questo modo riesco a darmi un ritmo e a non uscire dalla storia, a mantenermi sul pezzo e sui personaggi emotivamente e mentalmente. È un’immersione, e ho bisogno di rimanerci il più a lungo possibile, senza dimenticare di riemergere di tanto in tanto a prendere aria.

Un altro tuo interesse è la ricerca storica, come per i romanzi incentrati su Matilde di Canossa e Judith Shakespeare.

Sono una storica e lo rimarrò per sempre. Persino le modalità rimangono tali, anche se la mia storia è ambientata nel contemporaneo: raccolgo fonti, faccio interviste, mi faccio un quadro il più possibile completo dell’argomento e poi parto a scrivere. Certo mi aiuta essere appassionata di Storia tout court e amo spaziare dal Medioevo al Rinascimento al Tardo Antico, perché sono sempre affamata di novità e non riesco a scrivere sempre della stessa cosa: è uno svantaggio, da una parte, mi rendo conto, perché “specializzarsi” su un periodo o un argomento specifico ti permette di creare una sorta di “catena di montaggio” delle storie e di avere sempre uno sfondo storico già “pronto all’uso” per i tuoi personaggi. Ma mi annoio, e ci sono tante storie da raccontare: faccio più fatica ma almeno ogni volta è come partire da zero con mille nuovi meravigliosi stimoli.

Di cosa ti stai occupando ora, e quali sono i tuoi progetti?

Ora sto riprendendo in mano per la quarta volta un romanzo che in questi anni di lavorazione ho dovuto interrompere più volte per scriverne altri. Poi ho un romanzo per ragazzi che mi gira in testa, e per cui ho già fatto una buona parte di ricerca, vediamo se e dove mi porterà.

Avviato il primo progetto di apprendistato duale in collaborazione con aziende del Distretto Ceramico

Nel cuore del distretto ceramico è stato avviato il primo percorso IFTS in apprendistato per la formazione di Tecnico del prodotto e del processo ceramico, in collaborazione con l’Istituto Superiore Elsa Morante di Sassuolo, l’Istituto IPSIA Corni di Modena, Università degli studi di Bologna, ISTEC e Bi-rex.
Il progetto, ideato e sviluppato dalla filiale Adecco del Distretto ceramico di Sassuolo insieme ad aziende del comprensorio che hanno condiviso il valore dello stesso, quali Iris Ceramica Group, Ceramiche Mariner Spa, Keradom Srl e Labo-cer srl, nasce da una reale esigenza delle imprese locali ed ha lo scopo di formare le figure professionali del futuro per un primario settore del territorio, che muove ormai da tempo in direzione di una fortissima evoluzione tecnologica.

Il progetto di “Specializzazione tecnica superiore” (IFTS) in apprendistato duale nel distretto ceramico insieme ad Adecco Formazione Srl, società del gruppo accreditata presso la Regione Emilia Romagna, all’Istituto Elsa Morante di Sassuolo, all’Istituto Corni di Modena e all’Università di Bologna, ha costruito un percorso altamente formativo rivolto a giovani under 25 che conseguiranno il Diploma di Tecnico del prodotto e del processo ceramico.

Dopo un primo periodo di formazione intensiva in aula iniziato a settembre 2022 con docenza altamente specializzata che ha visto, fra l’altro, la partecipazione di Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici (ISTEC) e il Competence Center Bi-REX, a gennaio 2023 i ragazzi selezionati, futuri tecnici specializzati del comprensorio ceramico, hanno iniziato un percorso di work-based learning strutturato e retribuito attraverso un contratto di apprendistato duale, con una formazione on the job in azienda che li vedrà coinvolti fino a settembre 2023.

La domanda di ceramica italiana, infatti, proviene da tutti i Paesi del mondo e anche il mercato nazionale è tornato a crescere dopo vent’anni. Nel 2021 il settore ceramico ha registrato in Italia vendite per 459 milioni di m2 ed esportazioni per 367 milioni di m2, rispettivamente il 12% e il 13% in più rispetto al 2019. Le piastrelle di ceramica, prodotto di punta del settore, hanno raggiunto un fatturato di 5,13 miliardi di euro, derivante per 4,5 miliardi dalle attività di export. Tra il 2021 e il 2025 il mercato mondiale del settore sembra destinato a crescere ad un tasso medio annuo del 5%

“Siamo estremamente orgogliosi di dare il via al primo progetto IFTS del Distretto Ceramico. È un percorso che abbiamo immaginato a lungo e a cui abbiamo lavorato tanto, insieme ai colleghi di Adecco Formazione, del nostro dipartimento Staffing Solutions, delle aziende e di tutti Partner tecnico- scientifici, mettendo in pratica molteplici attività mirate a far dialogare il mondo dell’istruzione con quello dell’impresa. Siamo certi che questa tipologia di percorsi basati sul mix tra formazione e lavoro work-based learning, oltre a garantire ai giovani un’occupazione stabile, rappresenti per loro un’importante offerta formativa, predisponendo al contempo un vivaio di futuri talenti per le aziende”.

DIGITAL SMART WOMEN – Lo sviluppo in digitale del lavoro delle donne

PERCORSI FORMATIVI:

Big Data & Business Analytics: dalla gestione e organizzazione dati alla creazione di report | 32 ore | Livello base | Sedi: Reggio Emilia e Ferrara

Excel per l’analisi dei dati aziendali | 32 ore | Liv. intermedio | Sedi: Reggio Emilia, Ferrara e Modena

Business Intelligence e Power BI | 32 ore | Livello avanzato | Sede: Ferrara

Lavoratrice 4.0 le competenze digitali per la collaborazione online | 16 ore | Livello base | Sedi: Reggio Emilia e Ferrara

Comunicazione digitale e web marketing | 32 ore | Livello intermedio | Sede: Modena

Grafica digitale e design | 32 ore | Livello intermedio | Sede: Modena

Coding con Python: base | 32 ore | Livello base | Sedi: Reggio Emilia e Ferrara

Coding con Python: avanzato | 32 ore | Livello avanzato | Sede: Ferrara

Cybersecurity and data protection | 32 ore | Livello avanzato | Sedi: Reggio Emilia, Ferrara e Modena

BIM – Building Information Modelling | 32 ore | Livello intermedio | Sede: Reggio Emilia

Problem solving, digital PM, agile e leadership | 32 ore | Liv. avanzato | Sedi: Reggio Emilia e Modena

PERIODO e N° PARTECIPANTI
La formazione si terrà da marzo a settembre 2023. Minimo 6 partecipanti per ogni corso.

ATTESTATO DI FREQUENZA

DESTINATARI E REQUISITI DI ACCESSO
Utenti di sesso femminile, occupate o non occupate, residenti o domiciliate in Emilia Romagna in data antecedente all’iscrizione, che abbiano assolto l’obbligo di istruzione.

Per i corsi di livello base, le partecipanti dovranno avere una buona comprensione dell’italiano.

Per i corsi di livello intermedio, le partecipanti dovranno inoltre dimostrare una competenza di base sui temi del progetto formativo e conoscenze di base in ambito informatico.

Per i corsi di livello avanzato, le partecipanti dovranno inoltre dimostrare una competenza di base sui temi del progetto formativo e conoscenze di medio livello in ambito informatico.

CRITERI DI SELEZIONE
La procedura di ammissione al percorso prevede una verifica dei requisiti formali, un colloquio motivazionale, e una prova scritta che verterà sulla verifica delle conoscenze in accesso.

CREDITI
Per eventuale rilascio di crediti formativi a fronte della partecipazione a uno o più corsi, le partecipanti interessate potranno fare richiesta direttamente all’ordine professionale di appartenenza.

SEDE
Presso le province indicate accanto a ogni corso e/o in modalità e-learning.

ISCRIZIONI
Compila la scheda di preiscrizione

Costo Gratuito

Accademia di Moda Luciano Di Nardo: aiutare le persone a scoprire il proprio talento

Il Metodo formativo dell’Accademia di Monda Luciano di Nardo è innovativo e si ispira alla cultura finlandese che Luciano Di Nardo in persona ha appreso durante i suoi lunghi anni di formazione artistica. Formatore a 360°, oltre a far acquisire competenze tecniche ci tiene a far emergere nei suoi allievi le social skills, molto richieste in questo settore lavorativo.
L’Accademia di Moda Luciano Di Nardo aiuta i talenti ad acquisire un’inedita consapevolezza delle proprie risorse creative. Il talento è insito in ognuno di noi: è ciò che ribadisce continuamente Luciano di Nardo. Persona sensibile e artista multitasking, conduce seminari e workshop anche all’estero. È stato persino selezionato da AMI come il migliore tra gli otto più grandi Formatori Internazionali. Instancabile educatore e formatore, in questa intervista esclusiva ci rivela quanto “insegnare” sia per lui è una vera e propria “missione di vita”.

Luciano di Nardo, un passato da perito chimico, ha sviluppato la sua carriera intorno al mondo della moda, maturando una formazione artistica personale e da autodidatta. L’idea di fondare questa rinomata Accademia di Moda a Milano è nata dalla volontà di mettere a disposizione degli altri le sue capacità artistiche e le conoscenze in un settore in continua evoluzione. Ha cominciato a costruire la sua carriera lavorando nei grandi brand per apprendere la parte tecnica e poi giungere a collaborare con istituti di formazione del settore, a Milano. Qui ha creato una accademia finalizzata a diffonderee un metodo innovativo e che permette, ad oggi, di aprire le strade della professione al 99% degli iscritti all’accademia. Il metodo formativo e professionale deriva dalla cultura finlandese che, a differenza delle metodologie didattiche adottate nelle scuole italiane, si basa sulla mono-materia che permette di collegare in modo interattivo le materie creando uno spazio di incubazione unico di conoscenze, molte delle quali trasversali e ambite nel mondo della moda.
“Nel mondo della moda le figure professionali più richieste oggi sono le figure tecniche – spiega Luciano Di Nardo -. Sono selezionate circa 47.000 figure di quelli che chiamano “modellisti” (noi non li chiamiamo così!). Oggi sono richieste figure multitasking, risorse specializzate che sappiano occuparsi di stile, gestione dei costi, progettazione, controllo di qualità, persone che nell’azienda possono essere utilizzate in vari dipartimenti. Le skills per lavorare nel mondo della moda sono fondamentali. Le aziende di moda sono un insieme di laboratori artigianali. Il sistema è industriale ma il prodotto è creato da artigiani. Bisogna avere capacità di analisi, problem solving, capacità gestionali. In particolare il collegamento della nostra accademia con il mondo aziendale è importante. I nostri percorsi sono aggiornati in funzione delle esigenze delle aziende presenti nel settore moda che periodicamente vengono da noi a ricercare e selezionare il personale specializzato. E poi il talento, come lo intendo io. Il talento è l’insieme delle risorse interiori che ci appartengono sin dalla nascita. Nel momento in cui si nasce il talento viene spesso oscurato dai rapporti sbagliati e dai contesti non giusti. Noi aiutiamo a far emergere questo talento. Noi aiutiamo le persone a riscoprire se stesse. Purtroppo il mondo della formazione è popolato da numerosi squali che vogliono solo speculare e fare del business sui percorsi formativi dei giovani”. Tanti i progetti dell’Accademia. ” Stiamo ampliando la proposta formativa integrandola con l’apprendimento delle lingue straniere, non sono l’inglese ma anche il cinese. Una cultura internazionale apre numerso porte in questo settore”.

Nuti è Ambasciatore Pasticcere dell’Eccellenza Italiana Apei

Nuovo riconoscimento per Dario Nuti, che da diversi anni ricopre la carica di Executive Pastry Chef del Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel con la responsabilità della pasticceria del Ristorante Uliveto, del Tiepolo Terrace, del Pool Bar, del Room Service e dei grandi ricevimenti che si svolgono nel lussuoso albergo della Capitale.

Nel corso di un evento promosso da Cast Alimenti, tenutosi a Brescia, Dario Nuti è entrato ufficialmente a far parte di quel gruppo di eccellenze della pasticceria che, sotto l’egida e la direzione di Iginio Massari, si impegnano nella formazione, la diffusione e la promozione della cultura dolciaria.

Con la nomina di ambasciatore, Nuti entra nel ristretto gruppo di professionisti del mondo del dolce che rappresentano al meglio le eccellenze italiane del settore.

L’ingresso nell’associazione, avvenuto a seguito del superamento della selezione necessaria per far parte del sodalizio, rappresenta per Nuti un nuovo traguardo che lo porta a promuovere l’eccellenza del dolce in Italia e a contribuire al suo sviluppo e alla formazione di nuovi talenti. “Questo traguardo rappresenta per me un punto di partenza” ha detto Dario Nuti aggiungendo: “Il maestro Iginio Massari è un faro per noi tutti, ed essere entrato a far parte di questo prestigiosissimo gruppo di professionisti da lui guidato mi conferisce nuovi stimoli e nuova energia. La ricerca nel campo della pasticceria e il sostegno dei nuovi talenti sono da sempre al centro del mio lavoro, e grazie a questa nomina continuerò a perseguirli con rinnovato entusiasmo.” L’A.P.E.I. (Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza Italiana) è l’associazione professionale che mette insieme pasticceri, cioccolatieri e gelatieri, accogliendo al suo interno solo le migliori professionalità e le eccellenze più esclusive della pasticceria e del mondo del dolce per affrontare le sfide del futuro precorrendo i gusti, le tecniche e l’estetica del nuovo orizzonte.

Fonte Ansa