L’arte del tessere è antica quasi quanto l’uomo. Tutte le civiltà, nei periodi storici, hanno lasciato testimonianza delle proprie conoscenze nel campo della produzione di manufatti tessili, in gran parte tramandate per via orale e, prima dell’avvento della produzione su scala industriale, mantenute e custodite nell’ambito delle famiglie di artigiani tessitori, riuniti eventualmente in corporazioni.
La ditta Artelèr è nata negli anni ’80 proprio dalla volontà di Lucia Trotter e della madre Lina Zanon di recuperare e ripristinare il mestiere della tessitura manuale, principale attività lavorativa della famiglia materna fino ai primi decenni del ‘900. Ricostruendo ed utilizzando i telai secondo tecniche secolari, la ditta Artelèr produce tessuti originali per disegno e caratteristiche tecniche di fabbricazione, discendenti da una antica tradizione di area europea. Il laboratorio artigiano si trova a Mezzano, un borgo gioiello nella Valle di Cismòn, dove, attorno ad antiche stradine e case sapientemente restaurate, si tramandano i mestieri di un tempo dimostrando come sia possibile coniugare la tradizione con il futuro e l’innovazione. Lucia Trotter porta avanti la tradizione tessile di ben otto generazioni assieme alla figlia stilista Carmen ed alla cognata Teresita (detta Zita).
Come nasce questa tradizione? Come tante altre storie di migrazione, comincia con una storia di riscatto, di speranza e di sogni alla ricerca di un futuro migliore. Tutto parte dalla vicenda di Primiazzo Zanon, tessèr della Val di Fiemme. Smonta il suo telaio, lo carica su un carretto, e s’incammina tra fitti boschi per valicare il versante dei monti diretto verso la Valle di Cismòn, terra non troppo lontana. Qui, precisamente a Mezzano, pittoresco borgo a 90 chilometri da Trento con poco più di 1600 abitanti, mette su casa, bottega e famiglia e dà avvio a una stirpe di tessitori che, ancora oggi, è identificata dal suo nome troncato “Miazzo”. Di generazione in generazione, i Zanon continuano esclusivamente a tessere e si tramandano il mestiere fino a metà Ottocento diventando artigiani e imprenditori e incentivando l’economia del proprio paese e trasmettendo i primi rudimenti dell’arte a qualche giovane richiamato da un proclama che invita possibili garzoni.
Lucia, fin da quando ha ricevuto il “testimone” dalla mamma Lina, ha continuato ad unire la curiosità della sperimentatrice con la sicura competenza che le viene dalla tradizione.
Nel laboratorio sono ancora in uso gli antichi telai di famiglia con cui vengono tra l’altro realizzati i pregiati damaschi double-face con disegni che risalgono all’impero austroungarico. Accanto a copriletto, coperte, tovaglie, tappeti e tendaggi, adagiati sul tipico secchiaio di marmo di quella che un tempo era la cucina – sono in bella mostra anche i vestiti ideati dalla figlia stilista Carmen capi unici, moderni, scanzonati e vagamente etnici. Qui si lavora su ordinazione perché ogni pezzo è tipico, unico e di grandissima qualità.